Sembrava una leggenda, quella dellislam moderato. Invece sia sul piano sociale sia su quello istituzionale, sta diventando una realtà sempre più radicata. Se fino a pochi mesi fa era un gruppo di intellettuali laici a proporre idee e iniziative culturali, slegate dallassociazionismo tout court e lontane anni luce dal radicalismo di certe moschee, oggi i musulmani moderati si organizzano sul territorio; aprono sedi dove discutere strategie e partecipano attivamente alle politiche di quei centri per limmigrazione in cui lislam politico ha attinto con successo per quasi dieci anni.
«È in atto una ristrutturazione in questo campo», spiega al Giornale Gamal Bouchaib, presidente del Movimento musulmani moderati, che vanta oltre 250 adesioni nonostante sia nato appena due mesi fa. Insieme con altri esperti, Bouchaib sta lavorando alla realizzazione di quelle che, inizialmente, sembravano soltanto delle ipotesi; come la creazione di un albo degli imam o il censimento delle moschee presenti sul territorio italiano, che invece sembrano essere in via di definizione.
Nei primi giorni di luglio, infatti, il ministro dellInterno, Roberto Maroni, dovrebbe convocare la seconda riunione del Comitato per lislam italiano. Un organismo in cui, a detta dei membri, si riesce a lavorare «con serenità». Dunque che cosa è cambiato rispetto al passato? Il Viminale ha sostituito il criterio della rappresentanza con quello della «competenza» per arrivare a delle proposte utili per tutti. Alcuni intellettuali hanno attaccato il Comitato, ma ad oggi sembra essere lunico organismo in grado di fare delle proposte realizzabili nellinteresse della comunità. «Ad esempio dice Gamal Bouchaib, membro interno non possiamo più tollerare la modalità esagerata con cui si continuano ad aprire moschee. Negli ultimi anni cè stato un aumento inflazionato e abbiamo concluso che landamento non può più mantenere questa crescita, perché non dà una sua dignità neppure al culto, non si può pregare in un buco». Una frase condivisa da quasi tutti i membri, che sembra allontanare i dubbi espressi dallambasciatore Mario Scialoja, il quale aveva evidenziato la laicità eccessiva di alcuni componenti del Comitato. Laccusa sembra però superata, «e se la proposta di scrivere un albo delle moschee andrà in porto sarà il primo passo verso lautonomia dei musulmani», dice Bouchaib.
Il ministero dellInterno monitora lo stato delle cose ed è consapevole di quel che è accaduto finora. Dellempasse in cui è finita la Consulta islamica istituita nel 2005, al tentativo fallito di dare vita a una rappresentanza della comunità musulmana. Ecco perché il lavoro che stanno svolgendo gli esperti diffonde ottimismo. Non si vogliono bandire le moschee, ma dare la possibilità di gestire un luogo di culto nel rispetto delle leggi e dei canoni urbanistici di ogni Regione, Provincia o Comune. Questi sono i criteri che compariranno nel prossimo documento del Comitato, che porrà lattenzione anche sulla provenienza dei finanziamenti alle moschee. Gradualmente, anche i moderati stanno trovando radicamento nelle città. Non amano le moschee, ma dicono: «Stiamo cercando di dislocare su tutto il territorio dei centri dei moderati perché puntiamo a trovare lunità anche sotto laspetto dello statuto». Per aderire bisogna infatti accettare un documento, che i membri del movimento stanno promuovendo di città in città attraverso i centri polivalenti di immigrati, «con cui stiamo cercando di collaborare per ottenere più consenso possibile». Consenso significa allontanare i musulmani dalle moschee gestite dallUcoii, circa 130 su 735. «Esistono infatti delle moschee autonome che non aderiscono più allUcoii spiega Bouchaib . Stiamo cercando di collaborare con tutti, anche con loro». Non aderire allo statuto, vuol dire che stanno cercando unaltra modalità di approccio alla società.
Le proposte che il Comitato per lislam italiano sta portando avanti con una certa concretezza vanno anche a toccare il ruolo degli imam. La formazione dovrà essere strutturata allinterno delle università italiane, arricchendo il modello di studi. Corsi, master allinterno delle università. Non più sconosciuti provenienti da chissà dove.
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