Ecco la prova che Teheran mente sul nucleare

L’Iran sta lavorando al detonatore nucleare. Mentre nelle trattative con l’Occidente fa il bello e il cattivo tempo, annunciando aperture salvo poi avviare brusche marce indietro, Teheran intanto studia per garantirsi l’atomica. Secondo quanto riferito ieri in prima pagina dal Times di Londra - che ha avuto accesso a documenti riservati - il regime degli ayatollah ha avviato un piano quinquennale per mettere a punto un iniziatore di neutroni, che serve a scatenare l’esplosione nucleare. Le carte visionate dal quotidiano britannico descrivono l’uso di una fonte di neutroni, il deuterio di uranio, che secondo alcuni esperti non può avere altro uso che nelle armi atomiche. Il deuterio di uranio è usato negli ordigni atomici dell’arsenale pachistano.
Così, ancora una volta, la stampa smaschera le bugie del regime. Fonti di intelligence citate dal Times datano infatti questi documenti al 2007, quando l’Iran aveva ufficialmente interrotto da quattro anni il suo programma bellico nucleare. Il materiale sarebbe ora nelle mani dell’Aiea, l’agenzia internazionale per l’energia atomica che ha aperto un dossier su Teheran.
Secondo David Albright, fisico e presidente dell’Institute for Science and International Security di Washington, «anche se l’Iran può dire che si tratta di ricerche legate al nucleare civile, non c’è un’applicazione civile per queste componenti. È un indicatore molto solido di lavoro fatto per delle armi».
Anche sul fronte delle trattative diplomatiche sul nucleare le notizie non sono confortanti. Il previsto incontro di venerdì prossimo fra i rappresentanti dei sei Paesi impegnati nei negoziati sul dossier nucleare iraniano (i cinque membri permanenti del Consiglio di Sicurezza e la Germania) è stato annullato su richiesta della Cina. In quell’occasione si sarebbe dovuto discutere di un ricorso a nuove sanzioni dopo il rifiuto di Teheran di arricchire all’estero l’uranio.
E la denuncia del Times arriva tra l’altro in una giornata particolarmente nera per i disperati tentativi dei cittadini di conquistare libertà e avviarsi alla normalità: a poche ore dal proclama dell’ayatollah Khamenei, che ha annunciato che «l’opposizione sarà eliminata», negli stessi giorni in cui tre uomini sono stati impiccati in pubblico, come nella peggiore tradizione del regime e nella giornata in cui il regime ha condannato a 9 anni di carcere e 97 frustate Said Leylaz, un economista molto critico verso la politica del presidente Ahmadinejad.
La tensione sale anche con gli Stati Uniti dopo l’annuncio del ministro degli Esteri Manouchehr Mottaki: i tre escursionisti americani che 4 mesi fa sconfinarono nel Paese dall’Irak sono stati sottoposti a processo. «Gli interrogatori dei tre, entrati illegalmente con obiettivi sospetti, sono in corso».

Nei loro confronti sarà avviato un processo», fanno sapere da Teheran. Ma da Washington è arrivata secca la replica di Hillary Clinton, segretario di Stato, che ha definito le accuse «totalmente infondate» e chiesto che «i tre vengano liberati al più presto».

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