Anna Maria Greco
da Roma
Il furore è represso. Un Silvio Berlusconi accigliato annuncia con parole taglienti che ha le prove di non aver corrotto lavvocato britannico David Mills: non gli avrebbe versato lui i famosi 600mila dollari per comprare le sue testimonianze nel processo Mediaset, ma essi farebbero parte di una somma più grossa che larmatore salernitano Diego Attanasio gli avrebbe trasferito perchè gestisse il ricavato della vendita di due navi.
Lavviso di garanzia arrivato il 10 marzo, in piena campagna elettorale, per il premier poteva essere evitato. E qui parte latto daccusa alla Procura di Milano che, prima di infangarlo, «si è rifiutata di effettuare una rogatoria alle Bahamas» che avrebbe potuto chiarire tutto subito. Inutilmente, lavevano chiesto più volte gli avvocati di Berlusconi già il 6 marzo.
La conferenza stampa convocata ad hoc a palazzo Chigi è un gesto liberatorio, perchè stavolta il Cavaliere è convinto di essere riuscito a far cadere le accuse contro di lui, in meno di un mese. E di poter dimostrare la sua «assoluta estraneità». Il premier contrattacca: «È indegno che in Italia ci siano funzionari pagati dallo Stato che, mentre il presidente del Consiglio lavora per l'Italia, tramino contro di lui». Lo ripete tre volte con la voce acuta quel termine, «tramino», e il furore esce fuori con un pugno sul tavolo. Alza il tono, si protende in avanti per lanciare laccusa di «incontestabile uso politico della giustizia». «È una infamità - dice - che si usino questi mezzi per convincere i cittadini a scegliere un altro voto durante la campagna elettorale».
Nel mirino non ci sono solo le toghe, ma anche i giornali che «sono andati di concerto con la Procura di Milano». Berlusconi mostra alcune prime pagine. Innanzitutto, il Corriere della Sera, «in prima fila in questa campagna». Diretto dal «solito» Paolo Mieli, che nel 94 pubblicò un altro avviso di garanzia al Cavaliere (allora alla guida del suo primo esecutivo), mentre presiedeva il vertice internazionale di Napoli, «infangando l'immagine del presidente del Consiglio e dell'Italia». Così cadde il governo, perchè la Lega uscì «dopo l'intervento anche del presidente Scalfaro». Ora, per il premier, «si ripete o si è cercato di ripetere la stessa storia». E molti, a sinistra, si devono «vergognare».
Le 4 cartelle con i documenti della sua indagine difensiva circolano intanto tra i giornalisti: pagine e pagine con nomi, date, cifre, grafici, estratti bancari, schemi sui trasferimenti di denaro, soprattutto lordine e la procura di Attanasio a Mills per luso dei soldi. «Indignato nel profondo» Berlusconi afferma che le carte erano depositate dal 1997 sulla banca Meespierson delle Bahamas e i pm avrebbero potuto acquisirli facilmente. Con una rogatoria, come «le centinaia esperite nei confronti del mio gruppo». Si sarebbe evitato «lennesimo processo» nei suoi confronti e «lennesimo spreco di risorse del denaro pubblico».
Dagli uffici giudiziari parte loperazione difensiva. Si fa filtrare che una rogatoria alle Bahamas è stata avviata eccome, il 18 aprile 2005. Poi integrata il 23 dicembre 2005 e il 14 febbraio 2006. Ma ancora non sarebbe arrivata la risposta. Quelle rogatorie però, per il deputato di Fi e legale di Berlusconi Niccolò Ghedini, «non c'entravano nulla» con le precise richieste per «l'individuazione di chi avesse fornito il denaro a Mills», fatte dalla difesa perchè i risultati fossero acquisiti prima della richiesta di rinvio a giudizio. «La Procura di Milano - spiega - non ha voluto attendere quei pochi giorni che abbiamo impiegato per trovare i documenti bancari».
Ecco perchè Berlusconi, che si è sempre sentito vittima dellaccanimento giudiziario, riconosce di essere comunque un privilegiato. «In Italia - afferma il premier - solo una persona dotata di una intraprendenza fuori dal comune e di consistenti capacità economiche può far fronte ad un attacco processuale come quello di cui sono stato fatto oggetto». E il Cavaliere si rivolge agli italiani: «Per questo motivo è mio dovere lavorare per garantire ai cittadini un processo giusto, a prescindere dalle loro condizioni economiche e soprattutto dalle loro idee politiche».
Ma la Procura di Milano continua indirettamente a ribattere. Non si è fatto laccertamento, si fa sapere, perchè «già effettuato» e perchè consisteva in «indagini estremamente complesse e non è certo che la ricerca produca a breve dei risultati», come già spiegato il 9 marzo.
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