Ecco quanto valgono Bernheim e i campioni delle banche Ma il creso è Bondi di Parmalat

Che fatica guidare fuori dalle secche l’azienda protagonista del più clamoroso crac finanziario della storia d’Italia. Ma le soddisfazioni non mancano: Enrico Bondi, il manager incaricato di risanare la Parmalat, nel 2005 ha dichiarato al Fisco oltre 30 milioni, un reddito proporzionale solo alla vastità del buco nelle casse del gruppo. Ma naturalmente non si può escludere che abbiano concorso introiti collegati a precedenti avventure aziendali. Per il resto, tra i grandi signori di Piazza Affari, è netto il predominio di banchieri e assicuratori. A partire da Antoine Bernheim, timoniere delle Generali, e Alessandro Profumo, amministratore delegato di Unicredit, con i suoi sette milioni di euro abbondanti, «straccia» il principale rivale, Giovanni Bazoli, il manovriero re della finanza cattolica che guida le sorti di Banca Intesa. A parecchie lunghezze di distanza seguono i manager di media e telecomunicazioni, come il rampante Vittorio Colao di Vodafone, e Franco Bernabè, da poco alla guida di Telecom.

Nell’elenco si fanno notare infine due protagonisti di una stagione di grande fermento della finanza italiana: Emilio Gnutti, scalatore di grandi aziende ed ex campione della «razza bresciana», e Stefano Ricucci, il cui reddito non impressiona, ma che il suo posto nella storia ce l’ha già. Come «furbetto del quartierino».

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