Vivere lontano da tutti, perdere la cognizione del tempo, non avere bisogno di vestirsi né di farsi la barba. È il sogno di molti, che per qualcuno si trasforma in realtà. Il New York Times è andato a scovare alcuni di questi solitari per scelta, cercando di capire come e perché hanno deciso di prendersi una vacanza dal consorzio umano. Vacanza che può anche durare una vita intera. Uno di questi è Nick Fahey, 67 anni, di cui sedici trascorsi su un'isola nell'arcipelago di San Juan, a nord di Puget Sound, nello Stato di Washington. Fahey ha un solo amico: un cavallo quarter di nome Ig. I suoi unici passatempi sono camminare per questa isola rocciosa e bere caffè. Di tanto in tanto raggiunge le isole vicine, ma solo per vendere legno o comprare alimentari.
Quali sono le ragioni che spingono a questa fuga? Desiderio di calma in un mondo sempre più frenetico, un modo per sfuggire all'invadenza della tecnologia e dal dovere di essere «sempre connessi», oppure per riprendersi da un forte dispiacere, spiegano gli esperti americani. Per Elaine Aron, psicologa intervistata dal New York Times, alcune persone ad un certo punto «hanno proprio bisogno di non avere alcun contatto sociale». Altri potrebbero scegliere questo stile di vita perché cresciuti con l'idea di dover provare a se stessi che possono fare a meno degli altri.
Ma ci sono anche altre ragioni come l'esigenza di provare un'esperienza mistica. Per John Cacioppo, direttore del Centro di Neuroscienze cognitive e sociali dell'università di Chicago, gli uomini sono più portati delle donne alla solitudine volontaria: «Credono al mito dell'uomo che è un'isola solitaria in mezzo agli altri.
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