Ecco la ricetta australiana: l’università per imam moderati

da Londra

Contro il fondamentalismo musulmano in Australia verrà inaugurato il prossimo anno un centro studi islamico, finanziato dal governo, con l’obiettivo di formare imam moderati, educati all'interno di un contesto accademico «locale».
Non più viaggi di formazione nei Paesi arabi, dunque, né madrasse che fomentano l'odio religioso: l'idea è di incoraggiare la conoscenza dell'Islam depurato dalle sue interpretazioni più radicali. I corsi, che spazieranno dalla teologia musulmana all'arte e al commercio, si svolgeranno nelle tre università di Sydney, Melbourne e Brisbane, e saranno coordinati da Abdullah Saeed, un'accademico di Melbourne, laureatosi all’università di Medina, una delle scuole arabe ritenute più conservatrici (ma lui si considera un moderato).
Secondo Andrew Robb, sottosegretario per gli Affari multiculturali e uno dei promotori dell'iniziativa, il nuovo centro nazionale di eccellenza per gli studi islamici si rivolge a tutte le sezioni della comunità musulmana, dai leader e dagli insegnanti ai «giovani che vogliono capire il ruolo della religione in Australia». Il centro studi, sostenuto da un investimento statale di circa 5 milioni di euro, potrà contare anche su un comitato consultivo accademico ed uno comunitario con funzioni di supervisione. Un progetto - sostengono alcune comunità islamiche australiane - destinato però a scontrarsi (almeno inizialmente) con lo scetticismo dei tradizionalisti. «Centri come questi - spiega Saeed - sono importanti perché contribuiscono a sostenere la sfida portata dall'estremismo militante, è un investimento a lungo termine». Favorevole alla nuova scuola e ai suoi ambiziosi programmi didattici, Waleed Aly, portavoce del Centro Islamico di Victoria, si dice però preoccupato del ruolo potenzialmente «di controllo» ricoperto dal governo. Di recente a Sidney sono state rinvenute copie di un video registrato da un leader musulmano australiano, Sheikh Feiz Mohammed, che incitava i genitori a crescere i propri figli nella jihad. Un Dvd pirata, dall'eloquente titolo «Morte in serie», che l'imam, nato in Libano ma residente in Australia, ha registrato prima di lasciare il Paese.

L’ennesimo episodio - ha commentato il sottosegretario agli Esteri Alexander Downey - che «compromette gravemente la reputazione della comunità islamica australiana». Da qui la necessità di un maggiore controllo sulle scuole dell'odio, strappando al fanatismo di certi imam l'esclusiva della predicazione musulmana.

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