La fedeltà degli italiani verso la banca sotto casa resta elevata, ma sono molte anche le famiglie che hanno deciso di «traslocare» per diventare clienti di un nuovo istituto che propone prodotti o condizioni più convenienti.
Il servizio di «portabilità» automatica del conto corrente, introdotto dal decreto Bersani nel 2006, punta infatti a favorire la concorrenza fra gli istituti di credito e quindi la riduzione dei costi richiesti alla clientela: secondo unanalisi della Commissione Europea il «prezzo» annuo di un conto corrente italiano è in media di 253 euro mentre lAbi sostiene che è pari a 107 euro. In realtà molto dipende da quale tipo di prodotto si sottoscrive (di base o a «pacchetto») e quali sono i servizi inclusi.
Il primo consiglio per scegliere al meglio è quindi di non fermarsi alla filiale sotto casa, ma di valutare le soluzioni proposte da più banche, incluse quelle online che spesso riescono a essere più vantaggiose in termini di costi. Un aiuto prezioso per fare i necessari confronti è Internet: si possono consultare i siti delle diverse banche o quello di PattiChiari (www.pattichiari.it), dove è disponibile un apposito motore di ricerca. Nel caso si decida di cambiare istituto di credito, non resta che verificare i tempi del «trasloco», sapendo che, in ogni caso, chiudere il conto corrente non comporta alcuna penale. Si può, inoltre, chiedere il trasferimento sulla nuova banca dei pagamenti e dei cosiddetti «Rid» (per esempio la domiciliazione delle bollette di luce, gas e telefono). Occorre solo comunicare alla nuova banca le coordinate del vecchio conto corrente (indicate nellestratto conto) e compilare il modulo preposto.
A raccogliere in un vademecum i passi da compiere per «traslocare» in tutta sicurezza in unaltra banca è stato PattiChiari. Ecco le regole: 1 ) aprire il nuovo conto; 2) individuare, con laiuto di un operatore, i servizi abbinati al conto e la convenienza a trasferirli sul nuovo rapporto (per esempio un finanziamento, la carta di credito o il portafoglio titoli), 3) trasferire i pagamenti periodici (sospendendo gli addebiti periodici, richiedendo il trasferimento automatico delle domiciliazioni «Rid» e comunicando i riferimenti del nuovo conto ai soggetti da cui si ricevono pagamenti periodici come lo stipendio o la pensione); 4) individuare gli assegni emessi e non ancora addebitati sul conto al fine di assicurarne il pagamento; 5) richiedere la chiusura del vecchio conto corrente e riconsegnare gli assegni non utilizzati, il Bancomat e le carta di credito.
Più in generale per capire se un conto corrente è caro oppure no occorre tenere docchio tutti i costi e le commissioni richieste, scoprendo anche le eventuali spese nascoste. In particolare, può essere importante informarsi bene su almeno cinque elementi: canone annuo, costo dei prelievi, bonifici, prelievo contante allo sportello, richiesta movimenti allo sportello. In ogni caso la bussola più facile da consultare per orientarsi tra le molte proposte del mercato è l«Indice sintetico di costo» («Isc»): si tratta di un parametro ad hoc che, come accade per il «Taeg» nel caso dei mutui, riassume tutte le spese che ricadono sul conto.
Spesso, comunque, le banche dirette riescono a essere più convenienti, proprio perché non avendo o quasi filiali sul territorio hanno meno spese da assorbire: secondo una ricerca condotta dallUniversità Bocconi con i conti online si può spendere infatti fino al 90% in meno rispetto a un conto offerto da una banca tradizionale. Naturalmente, però, dipende da quali sono le priorità del singolo cliente.
Per esempio per chi sceglie Ing Direct e il suo Conto Corrente Arancio, limposta di bollo (pari a 34,20 euro) è gratuita se si accredita ogni mese sul conto lo stipendio, la pensione o in alternativa se si ha un saldo medio trimestrale di almeno 3mila euro. E anche l«Isc» è pari a zero.
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