Caro Granzotto, anchio ho ammirato lex studente modello Pier Luigi Bersani nellatto di issarsi sul tetto della facoltà di Architettura della «Sapienza». Poi apprendo che il Codacons (entità di cui ignoro la natura, benché immagini essere un frutto della sincera democrazia) lo ha bacchettato. Ma ecco il motivo della reprimenda: «Caro Bersani facendosi fotografare con il sigaro rischia di lanciare un messaggio pericoloso ai tanti (tanti?) ragazzi che la seguono e la appoggiano, ecc». Cioè, per i pargoli che frantumano vetrine, riducono il Senato a una frittata, mazziano agenti, questo sarebbe un messaggio pericoloso. Mah...
PS Ha visto che po po di casini ha combinato Fini da quando ha smesso di fumare?
Casnate (Como)
Anchio ho trovato stupendo il Bersani grimpeur, caro Bigatello. Un po meno stupendo, ma pur sempre gagliardissimo, il «Quartetto Val Cannuta», Fabio Granata, Flavia Perina, Chiara Moroni e Benedetto Della Vedova. Arrembante come sempre Totonno Di Pietro. Idem Pancho Pardi (ma dovera finito, lui e il suo ceto medio riflessivo?). Eccellente Nichino Vendola che ancorché un tantinello in sovrappeso - saranno le orecchiette - sè arrampicato con grande dignità. Mettiamoci comodi, caro Bigatello, perché stiamo assistendo allo sbocciare di una nuova moda o, per meglio dire, di un nuovo modo di far politica. Se la ricorda la canzone A sunnambula? «Tutte sere pe coppa làsteco», tutte le sere sul terrazzo, sul tetto, diceva. E così, magari solo di giorno perché non si sa mai, col buio puoi mettere un piede in fallo, lì, «in coppa làsteco» si darà appuntamento la parte sana e giovanilista della nazione. E lo farà «sinceramente, per confrontarsi apertamente», come scrive Paolo Sylos Labini delle avanguardie arrampicatrici. Del resto si sa, come ci si confronta sui tetti, da nessuna altra parte. Che poi, la vera essenza, la vera svolta se non esattamente la vera rivoluzione rappresentata dallo stare fra i comignoli lhanno spiegata, da par loro, proprio Nichino Vendola e Flavia Perina, direttrice del Secolo, il noto quotidiano libero, indipendente, democratico e antifascista. Molto ispirato, Vendola ha narrato (Vendola non parla, non dice: ciò che gli esce di bocca è solo ed esclusivamente narrazione. Almeno così lui insiste nel precisare) lesperienza in questi termini: sui tetti ci si rivitalizza dal rapporto col cielo. Bello, niente da dire: bello. Però un po troppo generico, ancorché alato. Meglio Perina che sebbene allinizio non rinunci a pizzicare le corde del suo animo romantico individuando nelle tegole e nelle gronde «leco di una suggestione, un sottile richiamo delle emozioni», torna poi subito coi piedi per terra. Sa cosa succede una volta su, caro Bigatello? Eccola servita: «Si rovescia la metafora della controcultura degli anni 60, che era per definizione underground, sotterranea, arruffata da una rivolta esistenziale prima che politica maturata nel chiuso dei circoli, dei cineforum, delle cantine, insomma negli angoli bui dello spazio pubblico dellepoca. Ora si va upperground, se si può dire». Dica, dica senza timore: si va upperground. Anzi, lo dica pure in romanesco: se va pe tetti.
Certo che stanno proprio messi male allopposizione. Quel fatto di arrancare lungo una scala, fra le cacche dei piccioni e in favore di telecamera, per testimoniare al proprio elettorato e alla nazione tutta di esistere, muove a compassione. Capisco il «Quartetto Val Cannuta» alla sue prime prove nellavanspettacolo politico. Capisco Di Pietro, un campione della dialettica ginnica, tutto muscolo e poco altro. Capisco perfino un Vendola che quando si tratta di rivitalizzarsi non conosce mezze misure.
Paolo Granzotto
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