Un contributo alla «lettura» puntuale e obiettiva delle trasformazioni avvenute e in atto nelleconomia del territorio, in particolare per quanto riguarda il processo di industrializzazione, attraverso la ricognizione dei principali siti ed edifici dove essa si è affermata: vuole essere, innanzi tutto, ma non solo, questo lobiettivo del documentato volume «Storia e itinerari dellindustria ligure» (De Ferrari Editore) che Sara De Maestri e Roberto Tolaini, lei docente negli istituti di istruzione superiore e alla Facoltà di Ingegneria a Genova, lui architetto e studioso di problemi connessi allo sviluppo urbano e territoriale, hanno presentato ieri nella sede della Banca dItalia.
Per loccasione lo studio, recensito ampiamente nei giorni scorsi da Giulia Guerri su queste pagine, è stato analizzato in maniera approfondita dagli stessi autori e da Gianni Vernazza e Alfredo Gigliobianco, oltre che da Letizia Radoni, responsabile della sede di Genova dellistituto di vigilanza, tutti abilmente «provocati» dal moderatore Samuele Cafasso, giornalista del Secolo XIX. In particolare Vernazza ha insistito sul fatto che il libro cerca volutamente di evitare la nostalgia e le riflessioni pessimistiche, per privilegiare invece lottimismo, nel senso dellauspicio ragionato e ragionevole per la ripresa rispetto a chi parla solo in termini di declino della città e della regione. «È importante - ha insistito inoltre Vernazza - avere la consapevolezza della tradizione da non perdere, ma anche creare e mantenere lorgoglio di appartenenza al territorio ligure. E soprattutto questo, nel libro, cè». E cè anche, pagina dopo pagina - come ha sottolineato fra laltro Tolaini - quello che si può ben considerare un vero e proprio «patrimonio industriale, partendo dalledificio per cogliere la storia economica e analizzare limpatto che lo sviluppo industriale ha avuto sul territorio». Ma il volume si caratterizza anche coma una sorta di guida al turismo culturale, grazie anche alla documentazione iconografica (fotografie, cartine, disegni tecnici) lungo un itinerario narrativo che spazia principalmente dalla meccanica pesante, alla siderurgia, alla cantieristica.
Certo, ieri mattina alla presentazione ufficiale del volume, si è un po persa loccasione di un dibattito sulle tante sollecitazioni contenute nel testo e negli interventi dei relatori: da parte dei tanti big dellindustria e del terziario presenti in sala - fra cui Edoardo Garrone, Paolo Corradi, Davide Malacalza, Paola Girdinio, Sandro Cepollina, Stefano Bernini, e perché no? anche monsignor Luigi Molinari - era lecito attendersi un po di sale, pepe e peperoncino. Ne ha sparso una piccola porzione (almeno lui ci ha provato) solo Alberto Gagliardi, a proposto della «svendita» di Elsag Bailey, culmine di un declino industriale e produttivo caratterizzato dal passaggio dallindustria «pesante» a quella «pensante». Ma è stato solo un attimo, una voce nel deserto, non raccolta se non da qualche bisbiglio.
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