Ecco come gli Stati Uniti spiavano l’Onu

Il re saudita incita gli americani ad attaccare l’Iran, Hillary Clinton chiede di spiare il segretario generale dell’Onu, il governo turco viene accusato di derive integraliste, il presidente afghano Hamid Karzai «è un paranoico». Queste sono alcune delle rivelazioni più serie e compromettenti dei 251.287 documenti confidenziali del Dipartimento di Stato americano, in possesso del sito anti segreti Wikileaks. Il New York Times, Der Spiegel, Le Monde, il Guardian ed El Pais hanno cominciato a pubblicare ieri sera le comunicazioni più imbarazzanti delle circa 270 ambasciate e consolati Usa nel mondo. «È l’11 settembre della diplomazia», ha commentato il ministro degli Esteri, Franco Frattini prima della pubblicazione.Difficile dargli torto: un cablogramma dell’ambasciata americana a Riad, dell’aprile 2008, rivela «le frequenti esortazioni agli Stati Uniti» del re saudita Abdullah «di attaccare l’Iran per mettere fine al suo programma nucleare». Il monarca ha detto di «tagliare la testa al serpente», riferendosi al regime degli ayatollah. Il presidente iraniano Mahmoud Ahmadinejad è descritto come «Hitler» in persona, che ha migliorato il suo arsenale grazie alla Corea del Nord, con missili capaci di colpire Europa e Stati Uniti.
Nonostante l’asse anti Teheran, gli americani restano convinti che nei Paesi del Golfo si annidino ancora molti finanziatori di Al Qaida. Anche gli alleati turchi sono guardati con sospetto. Il premier, Recep Tayyip Erdogan, sarebbe una minaccia islamica a causa dell’influenza del suo ministro degli Esteri, Ahmet Davutoglu. Un documento americano cita la dichiarazione di un consigliere del partito turco al governo, Akp, che si spera scherzosa: «Vogliamo riprenderci l’Andalusia». Un’altra rivelazione sensibile riguarda gli ordini impartiti dal Dipartimento di Stato ai propri diplomatici, che sfociano nello spionaggio. Nel luglio 2009 è stato ordinato di spiare i vertici delle Nazioni Unite, a cominciare dal segretario generale Ban Ki-moon. In un altro cablogramma, Hillary Clinton ha chiesto ai collaboratori presso l’Onu di assumere informazioni «compresi i dati biografici e biometrici dei diplomatici della Corea del Nord».
Il presidente afghano Karzai è bollato come «paranoico», ma ben peggiore è l’opinione sul suo fratellastro Ahmed Wali, che negozia con i talebani. «Dobbiamo trattare con lui - scrivono i diplomatici - che è notoriamente un corrotto e trafficante di droga». L’ex vice presidente afghano, Ahmed Zia Massoud, è scoperto negli Emirati arabi con «52 milioni di dollari in contanti», che non era in grado di giustificare. Pure le rivelazioni del Pakistan, accusato di appoggiare i talebani, sono imbarazzanti. Dal 2007 gli americani cercano di portare via, comprandola, una grande quantità di uranio arricchito da un reattore nucleare pachistano. Il timore di Washington è che possa finire nelle mani dei terroristi.
Per chiudere la prigione di Guantanamo e distribuire i prigionieri in Europa i diplomatici americani sono spudorati. Agli sloveni propongono un incontro con Obama, in cambio di un detenuto di Al Qaida. Al Belgio promettono un «ruolo preminente in Europa». Alle sperdute isole Kiribati offrono milioni. I diplomatici degli Stati Uniti non riescono a bloccare il rifornimento di armi sempre più sofisticate agli sciiti libanesi di Hezbollah da parte della Siria. La Cina è una minaccia cibernetica. Secondo un cablogramma dall’ambasciata americana a Pechino, i cinesi si infiltrano dal 2002 «nei computer governativi americani, degli alleati occidentali e del Dalai Lama».
Non a caso per Obama il confronto si gioca fra gli Stati Uniti e la superpotenza cinese.

Per la Casa Bianca «l’Europa e la Germania non sono più così importanti» rispetto al Pacifico e l’Asia. Però i documenti segreti resi pubblici da Wikileaks indicherebbero pure l’esistenza «di una spia di Washington all’interno del governo tedesco».
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