Domenico Latagliata
Torino - Questa volta nessuno ha trovato di che eccepire quando Ranieri ha mandato in campo De Ceglie al posto di Del Piero: a Napoli, dove la Juve era poi stata sconfitta, era successo un pandemonio, a Madrid si sono alzati in piedi a migliaia per applaudire il capitano bianconero. Che domenica compirà 34 anni ma che pare stia meglio di quando ne aveva dieci di meno. Cioè di quando, al minuto 92 al «Friuli» di Udine, aveva riportato la lesione dei legamenti crociati anteriori e posteriori del ginocchio sinistro. Nove mesi di stop, una lenta rinascita e poi di nuovo lassù, passando dalle coccole di Ancelotti all'amore di Lippi, dalla frustrazione di un rapporto mai nato con Capello fino a Deschamps e Ranieri.
Dieci anni dopo quel terribile incidente, Del Piero è ancora in grado di spostare equilibri. Il Bernabeu gli ha riservato una standing ovation da brividi, come nel passato aveva fatto solo per Maradona, Cruijff e Ronaldinho: e chi se ne importa se ormai da qualche anno non risulta tra i papabili vincitori del Pallone d'Oro o del Fifa World Player. Nella storia c'è già: della Juve e non solo di quella. I numeri sono impressionanti, la sua voglia di lavorare e di perfezionarsi anche. Per questo ha assoldato ormai da anni uno staff tutto suo che lo segue quotidianamente: Giovanni Vaglini era il suo preparatore atletico fino a prima dell'estate, da un paio di mesi è subentrato Giovanni Bonocore. Il quale ovviamente ha parole solo al miele per il suo «ragazzo», definito «persona squisita e tranquilla. Lavoriamo molto bene, ha una cultura dell'allenamento quasi maniacale». Appunto.
Bonocore, ma non solo: dell'equipe che segue Del Piero fanno parte anche un dietologo (che ogni tanto gli concede le amate patatine fritte), un metodologo dell'allenamento e un fisico delle alte energie. «Ogni mia partita viene vivisezionata - ha spiegato lui che, anche in estate, si concede al massimo una settimana di completo relax -. Vi garantisco che certi dati che riguardano la corsa, gli scatti, i recuperi e via dicendo sono molto interessanti. Non penso smetterò tanto presto».
Un paio di anni fa aveva detto di puntare ai Mondiali del 2010 in Sudafrica: pareva una bestemmia, si sta tramutando in una splendida promessa. Di sicuro non sta lasciando nulla di intentato: ha la palestra nella sua casa della precollina torinese e vi passa un paio d'ore tutti i giorni, conduce una vita regolare che non prevede appuntamenti mondani se non in rari casi.
Meglio le coccole al figlio Tobias, qualche film in dvd e le partite dell'Nba per tifare Lakers. «Segnando una doppietta al Bernabeu ho realizzato un sogno - ha detto ieri -. Spero di poterne esaudire altri». L'appuntamento è fissato: mercoledì 27 maggio, finale di Champions, a Roma.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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