Ecco la tomba del «Gladiatore» il generale che fermò i Germani

Marco Nonio Macrino ispirò il film con Russel Crowe

Al km 8,5 della via Flaminia, presso i tufi di Saxa Rubra, durante gli scavi per la costruzione di un complesso residenziale, sono affiorati reperti che l’archeologa Daniela Rossi ha indicato come i più importanti dell’ultimo trentennio. Nel 2007 era tornato visibile un tratto del selciato originale, in una depressione, sette metri sotto l’attuale piano viario. Ma solo in questi giorni si è avuta conferma delle meraviglie dissepolte.
Nei secoli, esondazioni del Tevere hanno travolto i monumenti che affiancavano l’arteria. Lo strato fangoso (come la cenere vulcanica a Pompei e ad Ercolano) ne ha preservato le reliquie. Colonne, trabeazioni finemente decorate, capitelli cesellati appartenevano a un mausoleo patrizio. La sorpresa è venuta quando una grande iscrizione marmorea ha rivelato il destinatario: Marco Nonio Macrino. Possidente, di Brescia (in corso di scavo e restauro la sua villa a Toscolano Maderno, sul Garda, mosaici, giardini e piscina olimpionica), sposato ad Arria, fu proconsole in Asia e generale sotto Antonino Pio e Marco Aurelio, imperatore dal 161 al 180, che lo incluse nella cerchia dei fidi, pur non nominandolo mai nelle Memorie. Con le sue legioni, arginò i Quadi e i Marcomanni, allontanando lo spettro dell’invasione barbarica. Ma, a quanto ne sappiamo, non entrò mai nel mirino di Commodo, figlio e dispotico successore di Marco Aurelio e, soprattutto, non combatté nel Colosseo. E allora perché si parla della sua tomba come di quella del Gladiatore? Gli sceneggiatori dell’omonimo film epico, anno 2000, regia di Ridley Scott, hanno cucito sul poderoso Russel Crowe (Massimo Decimo Meridio, l’Ispanico, terriero dell’immaginaria Tergillo) la lorica da comandante di Macrino. Poi, però, vi hanno aggiunto il gladio e la rete di Spartaco, il ribelle che fomentò la rivolta di schiavi nel I secolo a.C., e i cesti di cuoio (i guantoni dell’epoca) di Narcisso, sparring partner di Commodo, lottatore dilettante, l’uomo che strangolò il tiranno al culmine di un complotto.


Un ibrido poco fedele alla storia, ma molto alle regole dell’avventura e del movie, da Oscar. In quei fulgori di una Roma al tramonto operò Macrino, e ora il suo sepolcro, restaurato, potrebbe farsi epicentro del ventilato parco archeologico della via Flaminia, una Disneyland di classe e di fascino.

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