Francesca Angeli
da Roma
La riforma della scuola è legge e va applicata. I decreti attuativi non sono consigli amichevoli che gli istituti possono seguire o meno ma norme «primarie di riferimento». Lautonomia scolastica non può significare «anarchia». Non è la prima volta che il ministro dellIstruzione, delluniversità e della ricerca, Letizia Moratti, interviene per mettere i puntini sulle i rispetto «ad errate e strumentali affermazioni di provenienza sindacale» che riguardano i contenuti della riforma. È la prima volta però che viene distribuito agli organi di informazione un corposo dossier che contiene tutte le «bugie» sulla riforma e soprattutto che riafferma quella che la Moratti riteneva un fatto scontato ma che evidentemente non lo è: la riforma della scuola è legge e va applicata in tutte le sue articolazioni.
Molte scuole primarie infatti hanno ritenuto di disapplicare o applicare soltanto in parte le novità introdotte dalla legge.
Ecco che il ministro «nel rispetto della verità e della corretta informazione» rettifica quanto è stato detto e scritto su tutor, libri di testo, indicazioni nazionale, anticipi, obbligo scolastico e organici.
Tutor. È una figura che contrasta con lunitarietà della funzione docente e limita lautonomia professionale, ripristinando il superato insegnante tuttologo. No: è, invece, una funzione. Non stabilisce gerarchie tra docenti, che mantengono pari dignità. È inoltre un indispensabile punto di riferimento delle famiglie che non limita lautonomia della scuola e della funzione docente ma che ne rafforza il senso e la portata.
Libri di testo. La Moratti osserva che è stata erroneamente sostenuta la possibilità di disattendere le disposizioni ministeriali sulladozione dei libri di testo nella primaria perché sarebbero lesive della libertà e delle prerogative dei collegi dei docenti, in quanto le Indicazioni nazionali per la loro provvisorietà non avrebbero carattere vincolante. Al contrario, risponde il ministero, le Indicazioni hanno piena potestà ed efficacia e lautonomia non può essere intesa come potestà delle scuole di sottrarsi allosservanza delle norme.
Anticipi. Laver deciso di anticipare lingresso nella scuola dinfanzia prima dei tre anni non soltanto risponde a un modello pedagogico sbagliato ma determina difficoltà nella scuola pubblica perché non sono state garantite risorse professionali e strutturali adeguate. Non è così replica il governo che ha voluto rispondere con lanticipo a pressanti sollecitazioni delle famiglie. Oltretutto nellultimo triennio sono stati istituiti circa 1.500 posti in più. Stesso discorso per lanticipo nella primaria a cinque anni e mezzo criticato da sindacati e pedagoghi ma accettato con entusiasmo dalle famiglie che in questanno in 45.000 hanno fatto questa scelta.
Obbligo scolastico. È stato sostenuto che con la riforma si è cancellato lobbligo di frequentare la scuola riducendo listruzione a una scelta individuale. Falso replica il ministro perché il decreto sul diritto- dovere allistruzione e alla formazione garantisce in modo pieno lobbligo di ogni giovane a seguire un percorso per 12 anni fino al conseguimento di una qualifica.
Organici. Tra leggi finanziarie e decreti attuativi è stato sostenuto che verranno tagliati 100.000 posti di lavoro. In realtà specifica la Moratti le riduzioni effettive sono state di 6.878 posti nel 2002-2003; 10.338 nel 2003-2004 mentre quelle dellanno in corso sono ancora da verificare. I risparmi derivati, 571,80 milioni di euro, sono stati destinati alla valorizzazione degli insegnanti. Nel frattempo poi sono stati aumentati i posti di insegnante di lingua, 5.000, e istituiti 2500 posti in più per la scuola primaria.
Organi collegiali. Esiste un disegno di legge del governo con lo scopo di vanificare e limitare il ruolo e le competenze degli organi collegiali. Nulla di più falso, replica il ministro. Il ddl cè ed è stato predisposto dalla Commissione cultura della Camera ma lungi dal negare il valore della collegialità definisce analiticamente le competenze dei diversi organi e affida la valutazione degli alunni ai docenti nelle sedi collegiali.
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