Ve lo immaginate un porticciolo turistico in pieno centro di Milano? Magari con ormeggiate barche elettriche alimentate a pannelli solari. Non è utopia. Anzi, potrebbe essere realtà prima dell'Expo 2015. «Basta ricomporre il laghetto di via Olocati e metterlo al servizio del Parco delle Basiliche, del Museo Diocesano e del Parco dell'Arena Romana» spiega l'architetto Empio Malara, presidente dell'associazione Amici dei Navigli. Tutto rientra nell'ambito di un progetto più ampio che prevede la riconnessione della Conca di Viarenna con la Darsena, attraverso la scoperchiatura del breve canale sottopassante viale Gabriele D'Annunzio. Sarebbe la prima, vera riapertura di un tratto del Naviglio interno ai Bastioni.
La proposta dell'architetto Malara, che è stata illustrata durante la serata dei Lions club del centro città, ha già ottenuto il consenso preliminare della Soprintendenza ai beni architettonici e per il paesaggio della Lombardia occidentale e la valutazione positiva del direttore all'Arredo Urbano del Comune, Flora Vallone.
Il modello da seguire è quello di molte altre capitali europee che hanno riscoperto e valorizzato le vie d'acqua cittadine. Una su tutte Parigi, che ha recuperato negli anni scorsi il canale Saint-Martin, un corso d'acqua lungo 4 chilometri e mezzo, che attraversando i quartieri orientali collega la Senna al bacino della Villette. «Milano è sempre stata una città d'acqua - dice l'architetto Malara -. E ora per l'Expo 2015 può riscoprire la sua vocazione, sfruttandone diversi vantaggi e senza incidere sull'attuale traffico cittadino». Il primo passo è la sistemazione della Darsena. Compresa la risoluzione dell'annoso problema del parcheggio sotterraneo e il rifacimento delle sponde. «Dovrebbe essere questione di mesi - prosegue Malara -. Comunque sia, è meglio avere uno sguardo già rivolto al futuro. E dunque pensare alla Darsena come a un vero e proprio porto turistico valorizzato anche dal recupero dell'idrovia Locarno-Milano-Venezia».
Entrando più nel dettaglio, l'alimentazione del canale avverrebbe con acqua garantita dai pozzi inattivi presenti nei dintorni o con acque residue utilizzate per la produzione di calore. Così si risolve anche il problema del dislivello tra punto di partenza e punto d'arrivo. «Tra laghetto e Darsena il dislivello è di circa due metri - spiega Malara -. Ma proprio nei pressi del bacino abbiamo già scovato tre pozzi inattivi che possono essere prestati alla causa. Tuttavia abbiamo verificato anche la possibilità di usare delle condotte per il trasporto dell'acqua».
Il tocco in più sarebbero il ponte girevole per dare continuità a via Ferrari (altrimenti sostituito da una semplice passerella pedonale) e un sistema d'apertura dello sbarramento artificiale ad alta tecnologia. «Potrebbe bastare un semplice telecomando per automatizzare apertura e chiusura della chiusa - rivela Malara -. Il Politecnico sta studiando per noi una soluzione al passo con i tempi». Il costo del progetto, senza ponte mobile, si aggira intorno ai 4 milioni e mezzo di euro.
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