Transizione energetica

Eolico offshore, una risorsa per la transizione. Anche per l'Italia

L'eolico offshore è al centro di una grande rivoluzione per la transizione energetica. A cui partecipano anche eccellenze industriali e tecnologiche italiane come CESI

L'eolico offshore può spingere la transizione energetica

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La transizione energetica? Viaggia anche sulle ali del vento. E non è una metafora. L’eolico è da tempo una tecnologia matura nella forma tradizionale e sta ottenendo risultati sempre più ottimali anche nella forma offshore.

In Italia è stato di recente inaugurato, al largo di Taranto, il primo parco eolico offshore del Mediterraneo. In Paesi come la Danimarca l’eolico marittimo è in ascesa e Copenaghen, assieme a altri otto Stati, tra cui Francia, Germania e Regno Unito, ha di recente siglato a Ostenda l’alleanza per fare del Mare del Nord il teatro di una maxi-rivoluzione dell’eolico offshore da qui al 2050.

Più grandi saranno le turbine, più esposte saranno ai fenomeni naturali e più importante sarà il contributo dell’eolico offshore al mix energetico dei paesi più avanzati, più di conseguenza sarà strategica il connubio tra innovazione e sviluppo tecnologico funzionale alla transizione energetica nel settore. In quest’ottica, molte aziende stanno lavorando per aumentare le capabilities con cui l’eolico offshore può essere inserito nelle reti energetiche in maniera funzionale. Tra queste CESI, multinazionale italiana attiva nella consulenza per i servizi legati alla transizione energetica.

Su diversi progetti CESI lavora per ottimizzare le capacità dei parchi eolici offshore di potenziare lo stoccaggio, per i servizi di ingegneria civile e per la connessione dell’energia prodotta alle reti. In Asia, CESI ha lanciato un progetto pilota importante sul tema. Esso ha lo scopo di eseguire studi di fattibilità per l'implementazione dell'eolico off-shore nel Golfo del Bengala attraverso la definizione di dettagli tecnici e logistici tra cui la connessione dei parchi eolici ai sistemi elettrici dei Paesi della regione.

In Italia, invece, CESI sta collaborando a un progetto situato in un tratto di mare antistante il litorale ravennate, progetto che ha l’obiettivo di installare capacità di generazione eolica per circa 1.100 MW. “Il progetto – racconta Andrea Meola, Business Development Director di CESI - è costituito da un sistema che unisce due parchi eolici, un impianto fotovoltaico galleggiante, un impianto di accumulo e, in prospettiva, anche impianti di idrogeno verde sul territorio della città romagnola. Nello specifico, il Cesi - all’interno del progetto - collabora con Techfem nello sviluppo delle attività di ingegneria, che comprendono lo studio di fattibilità, la progettazione preliminare e l’assistenza nel processo di autorizzazione.”

E in questa nuova frontiera CESI è coinvolta in progetti che puntano su una tipologia avanzata di eolico offshore. A oggi, molto spesso le tecnologie utilizzate nell’offshore sono legate a piattaforme installate nel fondale marino in acque poco profonde (30-80 metri), spesso vicino la costa. CESI sta lavorando, invece, sulle tecnologiche legate ai parchi eolici galleggianti, “Grazie alla sua posizione al centro del Mediterraneo, per il nostro Paese l’eolico offshore può essere una grande opportunità di produzione di energia verde, sia per il consumo nazionale che per l’esportazione verso i Paesi vicini. Dal punto di vista tecnico, data la profondità maggiore del Mediterraneo rispetto ad altri mari, la tecnologia più adeguata è quella flottante, con le pale eoliche collocate su piattaforme galleggianti. Questa modalità permette di posizionare le pale in mare aperto, con profondità maggiori agli 80 metri. Le soluzioni a fondamenta fisse, invece, sono adatte a fondali di bassa profondità come, per esempio, nel Nord Europa», afferma Domenico Villani, amministratore delegato di Cesi.

Nonostante la tecnologia dominante continuerà a essere l’eolico onshore, l’offshore potrebbe raggiungere il 17% del mercato nel 2050. Il suo potenziale di producibilità energetica, infatti, potrà superare l’onshore, grazie alla sua maggiore e più stabile ventosità. L’offshore, inoltre, può essere considerato anche socialmente più accettabile, grazie al fatto che può essere collocato lontano dalla costa, quindi con un minore impatto sul paesaggio. Insomma, parliamo di una tecnologia potenzialmente dirompente per la transizione. E in un quadro di crescente maturità, il costo dell'energia eolica offshore è sceso del 60% nell'Europa nord-occidentale tra il 2012 e il 2022, dunque nella zona di massima applicazione dei suoi risultati.

Su scala globale, la IEA prevede che i costi dell’offshore eolico possano declinare ulteriormente dal 37 al 49% entro il 2050, aumentando la pervasività di questa tecnologia. In quest’ottica sono molte le evoluzioni che possono prendere piede nella corsa allo sviluppo di soluzioni tecnicamente vantaggiose per il settore.

Valorizzando quel connubio tra innovazione di frontiera e tecnologie per la transizione che in tanti settori si è rivelato vincente e al servizio di ambiente e sviluppo.

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