Il Fondo monetario a Draghi: "Compra titoli di Stato"

La Lagarde chiede un intervento forte per scongiurare la deflazione. La Fed taglia gli aiuti di altri 10 miliardi. Yellen: "Il rialzo dei tassi? Quando sarà appropriato"

Christine Lagarde e Mario Draghi
Christine Lagarde e Mario Draghi

Il tempo degli inviti morbidi è finito: senza andare troppo per il sottile, ora il Fondo monetario internazionale chiede alla Bce di Mario Draghi di «acquistare titoli di Stato su larga scala». Insomma, una versione in salsa europea di quel programma di quantitative easing con cui la Federal Reserve, a colpi di 85 miliardi di dollari al mese, ha iniettato nelle vene dell'America gli steroidi della crescita. Un piano ora ridottosi, dopo l'ulteriore taglio da 10 miliardi deciso ieri da Janet Yellen, a complessivi 35 miliardi.

Così, mentre entro l'estate la tapering mission affidata al successore di Ben Bernanke dovrebbe essere al capolinea, l'Fmi sollecita l'Eurotower a ricalcare le orme della Banca centrale Usa. Una richiesta esplicita che l'organizzazione guidata da Christine Lagarde rivolgerà oggi a Lussemburgo davanti ai ministri delle finanze europei, come rivela il Financial Times, che ha ottenuto la bozza delle conclusioni con cui gli ispettori Fmi valutano, ogni anno, lo stato di salute dei Paesi soci. Una pretesa motivata con una sola parola: deflazione. Le recenti misure prese dall'ex governatore di Bankitalia, dalla doppia sforbiciata ai tassi alla nuova liquidità destinata alle imprese sotto forma di tLtro in attesa dei futuri acquisti di Abs, sono «benvenute» dal Fondo. Eppure, non vengono ritenute ancora sufficienti per evitare il rischio che l'Eurozona si infili nella pericolosa spirale di prezzi in generalizzato calo che ha paralizzato per un decennio il Giappone. Serve una «forte azione politica» per «porre le basi per la ripresa», messa a rischio sia dagli alti livelli di debito, sia dai troppi disoccupati, dice il Fondo. Parole destinate a riaccendere il dibattito a Bruxelles su come evitare la sindrome nipponica.

Draghi ha sempre negato che vi sia un pericolo deflazione, respingendo ogni «suggerimento» esterno con fermezza («grazie per i consigli, la Lagarde li dia anche a Washington»). La Lagarde, invece, vede un'inflazione «preoccupantemente bassa (0,5% in maggio, ndr), anche nei Paesi core», come per esempio la Germania. Occorre quindi agire con maggiore slancio, e in una sola direzione: quella che va verso l'acquisto di bond sovrani. Proprio l'opzione che la Bce ha finora tenuto nel cassetto, pur non escludendola del tutto, anche per evitare di entrare in rotta di collisione con la Bundesbank. E, di fronte all'ultima intemerata del Fondo, è facile immaginare l'irritazione di Berlino, già in difficoltà nel far digerire ai tedeschi l'interventismo dell'Eurotower.

Altri sono invece i problemi della Fed. L'economia non gira come dovrebbe: le stime sulla crescita 2014 sono state drasticamente ridotte a 2,1-2,3% (da 2,8-3%), mentre restano invariate quelle per l'anno prossimo (3-3,2%) e per il 2016 (2,5-3%). «L'attività economica continuerà ad espandersi a un ritmo moderato», ha spiegato la Yellen.

Motivo valido per mantenere «per un periodo considerevole di tempo» anche dopo la fine del Qe tra 0 e 0,25% i tassi, il cui rialzo avverrà «quando sarà appropriato». Nonostante il previsto calo dei senza lavoro (6-6,1% quest'anno contro il 6,1-6,3% precedente), per la Fed la disoccupazione rimane «elevata».

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