Economia

Il 2021 sarà l'anno del rilancio del vino italiano

Sace, Mediobanca e Ipsos segnalano il rilancio dell'industria italiana del vino. Che corre trainata dall'export, con il Veneto che è la regione capofila

Il 2021 sarà l'anno del rilancio del vino italiano?

Nel 2020 ha contenuto i danni nonostante il peso della pandemia di Covid-19, nel 2021 programma il rilancio: il settore del vino si conferma un componente importante dell'economia italiana e mostra uno statato di salute positivo alla luce delle prime rilevazioni riguardanti il 2021.

Lo segnala il primo report congiunto a cui hanno lavorato l’Area Studi Mediobanca, l’Ufficio Studi di Sace e Ipsos sul settore vino & spirits italiano, dedicato all’analisi dei mercati domestici e internazionali e allo studio delle dinamiche socio-culturali di consumo. Lo studio segnala diverse implicazioni interessanti: la resistenza del settore alle tensioni del mercato, l'apertura di nuove frontiere e nuovi mercati, l'eterogeneità interna, la vocazione internazionale.

Sul fronte dei produttori, AdnKronos ricorda che "la leadership di vendite nel 2020 è appannaggio del gruppo Cantine Riunite-Giv, con fatturato a 581 milioni di euro (-4,4% sul 2019), nettamente distanziato dalla seconda posizione ricoperta da un'altra cooperativa, la romagnola Caviro, il cui fatturato è cresciuto del 10%, avvicinandosi ai 362 milioni di euro. Completa il podio la veneta Casa Vinicola Botter (230 milioni, +6,4%)".

Il 2021 porterà un riassorbimento quasi completo, stando ai dati dello studio, del fatturato del settore del vino italiano, che nel 2020 ha perso il 4,1% ma è dato in crescita del 3,5% nell'anno in corso. I trend di consumo vedono una diminuzione degli acquisti nei negozi fisici e nella grande distribuzione organizzata (dal 58% degli italiani si è passato al 52% che si approvvigiona in questo modo) e un boom dell'online. I dati del mercato digitale sono chiari e l'inflazione delle statistiche notevole: +74,9% le vendite sui portali web di proprietà delle cantine e delle società del mondo enologico, +435% per le piattaforme online specializzate, +747% l'jncremento nei marketplace generalisti.

Come ogni eccellenza del made in Italy nel settore della gastronomia e delle bevande, il vino italiano è inoltre trainato con forza dall'export. Crescono gli Stati Uniti (+2%) e cresce la Germania (+3,1%) consolidando la presenza nazionale nei due principali mercati di riferimento. Ma danno ottime risposte anche la Cina, che prevede un +6,3% nel biennio 2021-2022, e un mercato sorprendente come il Vietnam. La nuova "tigre" del Sud-Est asiatico, caratterizzata da un'economia in vasta espansione e che sta sperimentando anno dopo anno un aumento della classe media consumatrice e dell'interesse per i prodotti di qualità, fa segnare una previsione lusinghiera, con un balzo previsto del 9,6% nel consumo di vini italiani.

Sace, Mediobanca e Ipsos ricordano che il peso del settore enologico nel suo complesso è fondamentale per il nostro export: le esportazioni italiane di vini e bevande alcoliche valgono il 30% delle nostre vendite di alimenti e bevande oltreconfine e ammontavano a 7,8 miliardi di euro nel 2020. Il Veneto, primo produttore di vino italiano (un quinto del totale), grazie al Prosecco e ai prodotti ad esso legati traina con oltre un terzo del totale la quota dell'export, solo lievemente intaccata (-3,3%) nell'anno della pandemia.

Il settore del vino riparte e offre una cartina di tornasole di quello che può essere un modello vincente per i prodotti d'eccellenza italiani nel mondo: unire la molteplicità dei canali di vendita a un presidio sistemico della qualità dei marchi più importanti è fondamentale, e tale necessità si accosta alla ricerca di sinergie tra la promozione del brand Italia all'estero e una strategia nazionale che sappia tutelare la nostra espansione nei mercati più promettenti. Evitando incursioni come quella che sta tentando la Croazia, nazione che punta a di iscrivere il vino 'Prosek' nell'elenco delle indicazioni geografiche tutelate dall'Ue, sfruttando di conseguenza a fini commerciali quella che è solo un'assonanza con un prodotto dell'eccellenza italiana di successo nel mondo.

Le impressioni, però, sono positive, e si inseriscono nel quadro generale che vede l'export difendere il valore dei comparti più strategici dell'economia italiana.

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