«3» Italia arriva in crescita alle nozze con Wind

Nel primo semestre salgono ricavi, margini e clienti Dal 2000 il gruppo Hutchinson ha investito15 miliardi

Cinzia Meoni

«3» Italia chiude il semestre in crescita e scandisce il conto alla rovescia in vista della fusione con Wind, ufficializzata dopo mesi di rumor, già nell'agosto del 2015.

L'accordo siglato un anno fa tra le capogruppo, rispettivamente la cinese Ck Hutchinson e la russa Vimpelcom, sulle società operative italiane, prevede la formazione di una joint venture paritetica attraverso l'integrazione di «3» Italia e Wind. Le nozze, che daranno vita al primo operatore mobile per numero di clienti in Italia, sono al momento all'esame dell'Antitrust della Commissione Ue, di cui si attende il responso entro l'8 settembre. E dopo il via libera governativo arrivato a inizio settimana, il clima è positivo.

Sembra infatti, secondo fonti vicine al fascicolo, che Bruxelles sia soddisfatta della disponibilità data dai protagonisti dell'accordo di procedere a cessioni di infrastrutture tlc che favoriscano l'ingresso sul mercato italiano di un quarto operatore (che stando alle indiscrezioni di mercato dovrebbe essere la francese Iliad). A quel punto mancherebbero solo le informative al ministero dell'Economia e dello Sviluppo e all'autorità Antitrust e il nuovo polo delle telecomunicazioni italiane sarebbe pronto a debuttare entro fine anno.

Nel frattempo «3» Italia ha svelato una semestrale in miglioramento rispetto al 2015, con un giro d'affari di 906 milioni in aumento del 3% rispetto allo scorso anno, un margine operativo lordo di 135 milioni (+38%), un utile operativo di 63 milioni (+62%) e 10,5 milioni di clienti (+4%). Più in dettaglio i ricavi generati dalla vendita dei servizi tlc si sono attestati a 752 milioni (+6%) centrando così «l'ottavo trimestre consecutivo in miglioramento» come sottolinea una nota societaria. La controllata di Ck Hutchinson spiega il forte miglioramento in termini di redditività con la crescita degli abbonamenti (passati dal 51 al 56% sul numero complessivo dei contratti attivi), che contribuiscono per il 75% al fatturato del gruppo e assicurano visibilità nel tempo ai conti societari.

«3» Italia non rilascia i dati relativi alla pozione finanziaria semestrale della società, tra i nodi tradizionali critici delle società tlc che necessitano di forti investimenti per mantenere il passo con la rapida evoluzione tecnologica del comparto e spesso nonostante margini di redditività sempre più stretti. A fine 2015 peraltro, come si apprende da fonti finanziarie, i finanziamenti erogati dalla capogruppo nei confronti della società italiana ammontavano a circa 5 miliardi.

Finora «3» non ha mai dovuto ricorrere ai finanziamenti bancari grazie alla disponibilità dei soci cinesi di ricapitalizzare il gruppo con la conversione del debito in capitale. Dal suo ingresso nel Paese, all'inizio del millennio, Ck Hutchison ha investito su «3» Italia circa 15 miliardi.

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