Con 9 milioni di clienti e 300 di ricavi l'omeopatia difende le sue aziende

In un libro il lavoro di un settore che non prende un euro di aiuti

Con 9 milioni di clienti e 300 di ricavi l'omeopatia difende le sue aziende

Wikipedia, standard culturale tra i più popolari, alla voce Omeopatia fa precedere la definizione da un'avvertenza che ha il sapore della diffidenza: «Le pratiche descritte non sono accettate dalla medicina, non sono state sottoposte a verifiche sperimentali condotte con metodo scientifico o non le hanno superate. Potrebbero pertanto essere inefficaci o dannose per la salute». Afferma invece Giovanni Gorga, presidente di Omeoimprese, l'associazione di categoria e autore del libro Omeopatia, medicina di precisione e grande opportunità (Nuova Ipsa editore, pagine 205, euro 20): «L'omeopatia è medicina complementare o integrata, non è terapia alternativa, non è né astrologia, né magia: la medicina è una e l'omeopatia è una sua branca». Verso la quale tuttavia sono riconoscibili pregiudizi e resistenze. A cominciare da quelli della farmaceutica ufficiale che, forte del suo status, vede una sorta di «invasione di campo», di concorrenza. Anche se sottolinea Gorga, - «questa delegittimazione non riguarda tutti, molta comunità scientifica ci apprezza e si calcola che un medico su cinque e un pediatra su tre prescrivano prodotti omeopatici.

Il clienti in Italia sono in tutto 9 milioni, i prodotti sono 3.700, in netto calo sui 12mila di qualche anno fa: l'ammissione ai registri dell'Agenzia del farmaco ha indotto le aziende a fare una selezione in base a calcoli economici. Le imprese in Italia sono circa 25, due sole di dimensioni medio-grandi, fatturano complessivamente 300 milioni, circa l'1% del giro d'affari dell'industria farmaceutica. Non ricevono sussidi, nemmeno alla ricerca, e le ricette non vengono rimborsate dal servizio sanitario «nonostante si tratti di farmaci a tutti gli effetti».

I farmaci omeopatici, autorizzati dall'Agenzia del farmaco, sono costruiti in maniera diversa da quelli tradizionali, utilizzano come principio attivo sostanze naturali diluite «per n volte», dinamizzato per ottenere l'attivazione molecolare. «Simo sempre stati osteggiati, soprattutto negli ultimi anni, specie da quando grazie alle norme europee siamo passati dalla definizione di prodotto omeopatico a quella di farmaco a tutti gli effetti. La cosa a tanti detrattori non è piaciuta. Di noi si continua a dire, per esempio che siamo contrari ai vaccini: niente di più falso, è solo un modo per delegittimarci».

Rimangono tuttavia, solo in Italia, vecchie norme che penalizzano il settore. Il divieto di pubblicità, per esempio e l'assenza (contraddittoria) di un foglietto illustrativo che indichi prescrizioni e posologia.

Se la scatola viene dimenticata in un armadio impossibile ricordare a che cosa servano quelle pillole. Cambierà? «Ce lo auguriamo conclude Gorga ma passerà ancora qualche anno. Sarebbe già un passo avanti ottenere le indicazioni terapeutiche scritte sulla confezione».

Commenti
Pubblica un commento
Non sono consentiti commenti che contengano termini violenti, discriminatori o che contravvengano alle elementari regole di netiquette. Qui le norme di comportamento per esteso.
Accedi
ilGiornale.it Logo Ricarica