Potrebbero essere gli emiri di Abu Dhabi a puntellare il Monte Paschi, forse accanto a capitali russi e americani. Lo scenario non è inedito ma a dare il senso dell'accelerazione è stata il presidente della Fondazione Mps Antonella Mansi, annunciando che l'ente senese è in contatto con potenziali investitori esteri, interessati ad acquistare il 33% posseduto nel Monte. Non per nulla l'imprenditrice che siede anche alla vicepresidenza di Confindustria - la sua famiglia con la Nuova Solmine fattura oltre 100 milioni con l'acido solforico - ha utilizzato come megafono l'agenzia Bloomberg. Nelle scorse settimane si era parlato di abboccamenti sia con il fondo sovrano Aabar, sia con il fondo Pamplona, due vecchie «conoscenze» di Unicredit, di cui possiedono rispettivamente il 6,5% e il 5% del capitale, accanto ai libici (2,9%): Piazza Cordusio è stata peraltro per anni la creatura dello stesso Alessandro Profumo, ora presidente di Rocca Salimbeni.
Sul mercato si scommette inoltre sulle mosse di Algebris del «renziano» Davide Serra, che ha peraltro da poco fatto pace con le Generali di Mario Greco. A più di un mese dalla vittoria in assemblea, che ha sancito il rinvio a maggio dell'aumento di capitale da 3 miliardi, la stessa Mansi precisa invece che non ci sono trattative in corso con altre fondazioni italiane: «Non c'è mai stata una negoziazione» di questo tipo «e non ce ne è nessuna neanche oggi». In sostanza sembra definitivamente tramontato il progetto Cariplo-Cariveron, che era incardinato su un possibile equity swap con le quote possedute in Intesa Sanpolo e Unicredit. La Fondazione Mps, ha ribadito Mansi, cercherà di cedere la propria quota entro maggio in modo tale da recuperare tutti i mezzi necessari per rimborsare i 340 miliardi di debiti che da tempo la immobilizzano. «Stiamo lavorando su diversi fronti», ha aggiunto, precisando che preferirebbe vendere la quota a un investitore strategico anche se non sente il bisogno di escludere altri potenziali acquirenti». Il primo a parlare di soci esteri per Mps, la scorsa estate, era stato il sindaco di Siena Bruno Valentini.
La priorità per Profumo e per l'ad Fabrizio Viola, rimasti al Monte malgrado la scoppola in assemblea anche su indicazione della Vigilanza, resta quella di ricostruire il consorzio di garanzia dell'aumento di capitale che dovrà decollare tra metà maggio e inizio giugno. A capitanare l'operazione dovrebbero esserci ancora Ubs e Mediobanca, che già ricoprivano il ruolo di global coordinator nella operazione precedente.
Non si esclude però che possa esserci un rimescolamento delle seconde linee, visto che la fila di banche in procinto di ricapitalizzarsi si va allungando con Banco Popolare, Bpm e Carige. L'aumento di capitale da tre miliardi è necessario per rimoborsare, come ordinato dalla Ue, i Monti bond. Senza questi mezzi freschi Mps finirebbe statalizzata.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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