«Accordo sul fiscal cliff o mercati a rischio»

A Washington è corsa contro il tempo per evitare il «fiscal cliff». Repubblicani e democratici al Congresso americano lavorano ininterrottamente da due giorni nel tentativo, definito da molti disperato, di trovare un'intesa: ma a poche ore dalla scadenza non c'è ancora alcun accordo- ha ammesso un consigliere del Senato- e non è affatto certo che ce ne sarà uno. Senza un'intesa, da domani entreranno in vigore automaticamente 600 miliardi di aumenti indiscriminati di tasse e tagli alla spesa progressivi.
Camera e Senato sono riuniti da ieri e, secondo fonti parlamentari, al tavolo dei negoziati i repubblicani avrebbero ceduto sull'aumento delle tasse per i più ricchi voluto fortemente dal presidente Barack Obama, aprendo la strada per un'intesa almeno sul nodo fiscale. Ma intanto stanno facendo di tutto per ridurre la platea di chi vedrà aumentata la propria aliquota sui redditi.
La proposta Obama, infatti, prevede un aumento per tutti coloro che guadagnano oltre i 250mila dollari l'anno, mentre il Grand Old Party vuole alzare la soglia a 400mila dollari. E nel caso non dovesse essere raggiunto un accordo, o se questo non dovesse passare al vaglio del Congresso, subito dopo l'insediamento della nuova assemblea il 4 gennaio, Obama come prima cosa ripresenterà un disegno di legge per ridurre le tasse per la classe media.
«Possiamo farlo - afferma il presidente Usa - perché sia i repubblicani che i democratici non vogliono aumenti delle tasse per la middle class. Se riusciremo a evitare questo avremo evitato le conseguenze peggiori del “fiscal cliff”». E avverte: «Se non sarà raggiunto un accordo assisteremo a una reazione negativa dei mercati».
Ma John Boehner, presidente uscente della Camera e leader repubblicano, respinge al mittente le accuse di aver fatto saltare un'intesa: «la Camera- precisa - ha da parte sua già approvato una proposta di legge per scongiurare il “fiscal cliff”, ma il presidente non ha mai chiesto al Senato di valutare il provvedimento».
Adesso, però, un altro problema si è inserito nel dibattito sulla fiscalità pubblica statunitense.
Come annunciato dal segretario al Tesoro, Tim Geithner, oggi il tetto legale del debito Usa 16.400 miliardi di dollari - sarà sfondato in anticipo rispetto al previsto.

Il responsabile delle Finanze ha detto di poter rinviare di un paio di mesi la scadenza con misure straordinarie di tipo contabile, mettendo sul piatto 200 miliardi di dollari che però basteranno per arrivare solo a fine febbraio, ma ha chiesto ai partiti di arrivare a un'intesa per alzare il limite al debito ed evitare il default. Altrimenti si rischia il bis dell'estate 2011, quando Standard&Poor's tolse la prestigiosa 'tripla À agli Stati Uniti.

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