Acea, soci in rivolta Alemanno nel mirino

Il comune vuole vendere il 21% ma i prezzi sono ai minimi. L’intervento della Consob

Acea, soci in rivolta Alemanno nel mirino

Fuoco incrociato sul sindaco di Roma, Gianni Alemanno, nel giorno dell'assemblea che ha approvato il bilancio Acea. Secondo indiscrezioni sarebbe scesa in campo la Consob per monitorare l'andamento del titolo nelle ultime settimane, da quando cioè Alemanno ha deciso di rimettere in pista la vendita del 21% dell'utility per tamponare il buco di bilancio di Roma Capitale che è volato a 12,5 miliardi.
A fare la voce grossa è stato il socio francese Gdf Suez (12,5% di Acea). «Senza voler commentare gli aspetti di natura politica, ci sembra importante sottolineare - ha detto la rappresentante - che Acea non deve in alcun modo subire conseguenze negative. E' opportuno che il comune prenda subito una decisione». Ancora più pesanti le dichiarazioni dei soci di minoranza che hanno puntato l'indice contro il crollo del 13,5% registrato dal titolo Acea da inizio anno. «Ai valori attuali, la vendita del 21% frutterebbe quattro soldi» ha detto il rappresentante, Franco Di Grazia suggerendo ad Alemanno «di non prendere in giro i soci dal momento che la legge non obbliga a vendere tutto il 20% ma solo il 10% al 2013». Il Pd ha organizzato una conferenza per presentare un piano alternativo che potrebbe fruttare il famoso incasso di 250 milioni dalla vendita del 21% di Acea. Il capogruppo Pd di Roma capitale, Umberto Marroni, punta a rendere più incisivo l'eventuale intervento della Conosb con un esposto per denunciare il rischio che «l'oscuro e confuso progetto di svendita del 21% di Acea possa arrecare un grave danno alla società».
Francesco Gaetano Caltagirone, secondo socio di Acea con il 16,3%, ha fatto la voce grossa nei giorni scorsi chiedendo che la società si tuteli dal rischio di influenze negative. Il presidente di Acea Giancarlo Cremonesi e l'ad, Marco Staderini, hanno gettato acqua sul fuoco: «La vendita del 21% non rappresenta un problema». Resta però il nodo acquirente. Alemanno sarebbe in alto mare dopo che la Cdp avrebbe rispedito al mittente la richiesta di entrare come socio. Resta l'azionariato diffuso, ma una simile operazione rischia di penalizzare il titolo.

A questi valori l'acquisto potrebbe risultare conveniente per Caltagirone e Gdf, con un occhio attento a non incorrere nell'Opa. Alemanno ha detto di non volere vendere ai soci che hanno più del 2%. Chissà che non torni sui suoi passi per non vedere naufragare un'operazione che rischia di compromettere la campagna elettorale.

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