Adesso si complicano le nozze Fca-Peugeot

Adesso si complicano le nozze Fca-Peugeot

C'è che ci scommette e chi, invece, resta scettico: la possibile unione Psa-Fca, rilanciata dalle dichiarazioni di Robert Peugeot, discendente di Armand, fondatore della Casa omonima, è il tema del momento. All'impennata delle azioni di martedì, ieri hanno prevalso le vendite: Peugeot -2,5% e Fca -2% Monsieur Peugeot, ad di Ffp (la holding ha in mano il 12,2% del gruppo che annovera, da due anni, anche la tedesca Opel) ha affermato che la famiglia è pronta a sostenere il progetto dell'ad Carlos Tavares, il quale starebbe guardando a possibili fusioni. «Con Fca i pianeti potrebbero essere allineati», la puntualizzazione di Peugeot.

Con Fca i francesi diverrebbero globali, un gruppo di oltre 9 milioni di veicoli. Parigi, inoltre, disporrebbe della rete commerciale del Lingotto negli Usa e si rafforzerebbe in Brasile. La nuova società, potrebbe poi anche garantirsi un peso importante in Cina, mentre a Torino si aprirebbero le porte del mercato africano. Benefici per Fca arriverebbero anche dalle tecnologie sull'elettrico dei francesi, con i quali già produce, in Italia, i furgoni.

Guardando i numeri (Fca e Psa valgono, rispettivamente, 20,5 e 20,3 miliardi), un'aggregazione creerebbe un soggetto del valore borsistico di oltre 40 miliardi. La famiglia Elkann-Agnelli, che attraverso Exor controlla Fca, sarebbe il primo azionista singolo con il 15%, ma si troverebbe a fronteggiare i tre principali soci di Groupe Psa: i Peugeot, l'Eliseo (attraverso la banca Bpifrance) e i cinesi di Dongfeng. Ognuno dei tre oggi possiede il 12,2% di Psa, e quindi dimezzerebbero la quota al 6,1%, per un totale del 18,3%. Problemi, a quel punto, riguarderebbero la scelta del timoniere. In proposito, l'ad di Fca, Mike Manley, al Salone di Ginevra aveva precisato che «ci interessa ogni possibile accordo che ci renda più forti».

La nascita di Psa-Fca, inoltre, lascerebbe trasparire possibili ulteriori ripensamenti sul sistema produttivo in Europa. I francesi hanno già i loro problemi in Germania con Opel: è in corso un piano di ristrutturazione con uscite volontarie. Problemi, poi, potrebbero derivare dal socio cinese (Donald Trump lo accetterebbe?) e dai rapporti al momento non idilliaci tra Palazzo Chigi ed Eliseo. Dal canto suo, la famiglia Agnelli ha sempre nutrito un debole per il Paese d'Oltralpe. L'Avvocato ci trascorreva buona parte del tempo, il fratello Umberto è stato per 5 anni alla guida delle attività transalpine di Fiat e l'attuale presidente John Elkann si è formato a Parigi.

Senza contare gli affari in Francia portati a termine dall'ex cassaforte Ifil.

Si parla di Psa, dunque, ma il «fantarisiko» non scarta, per il futuro, l'ipotesi spin-off di Fca: Alfa Romeo a Volkswagen e Fiat ai cinesi; Exor si terrebbe - con Ferrari - Maserati e Jeep.

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