Economia

Agcom lancia l'allarme sul dominio di Google & C.

Ai giganti del web tre miliardi di ricavi (+22%) mentre l'editoria muore e le tlc, dal 2011, hanno perso il 25%

Agcom lancia l'allarme sul dominio di  Google & C.

Il presidente dell'Agcom Angelo Cardani nella sua ultima relazione annuale in Parlamento, che chiude i sette anni del suo mandato, lancia l'allarme sullo strapotere delle piattaforme digitali. La raccolta pubblicitaria di queste ultime, che si avvia a superare i 3 miliardi (+22%), ha messo in crisi il settore dell'editoria.

La relazione, entrando più nel dettaglio, spiega che, a partire dal 2012, anno in cui è stato ampliato il perimetro merceologico del Sic (sistema integrato delle telecomunicazioni), includendo la pubblicità online, i giganti come Google e Facebook ormai rappresentano l'uno il 4% l'altro il 3% del Sic. Con tutti i pericoli per l'informazione che comporta l'uso dei social. «In questo ambito emergono fenomeni di polarizzazione - ha detto Cardani - nella formazione dell'opinione pubblica e di disinformazione che possono configurarsi come vere e proprie strategie». E dunque toccherà al suo successore affrontare queste sfide cruciali, tanto che il presidente ha chiuso un potenziamento dell'Agcom per poterle affrontare. Soprattutto per quanto riguarda gli impegnativi dossier della privacy, ossia della tutela dei dati personali e della cybersecurity.

Quanto al settore televisivo nessun9o dei principali gruppi presenti ha realizzato una quota di ricavi suoperiori al limite del 20%. Si evidenzia la sostanziale stabilità di Sky (gruppo Comcast) che, con il 15,4%, rappresenta nel 2017 il primo operatore del Sic, tallonata però da Mediaset che ha il 15,2%. Subito dietro la Rai con il 14,1%. Google balza in quarta posizione con il 4% e alle sue spalle si trova Cairo Communication con La7 che ha il 3,8%. Segue il gruppo Editoriale Gedi con il 3,2% mentre Facebook con il 2,7% batte Discovery e Italia Online con l'1,3% ciascuno.

In difficoltà il mercato delle tlc, che scende a 31,6 miliardi. «Nelle telecomunicazioni tra il 2011 e il 2018 si sono persi circa un quarto dei ricavi - ha detto Cardani - mentre il settore editoriale ha proseguito una fase di vero e proprio declino strutturale con un calo generalizzato di valore economico (-40%), investimenti, occupazione, ricavi».

Sul fronte degli operatori il primo nel 2018 è Tim con il 34,5% dei ricavi, seguita da Vodafone (30,5%) e Wind Tre (29,8%). Iliad che ha molto contribuito con la sua politica tariffaria alla perdita di valore, ha una micro quota pari allo 0,8%. Molto bene è invece andata allo Stato che, per effetto delle gare per le frequenze della telefonia mobile, ha incassato ben 9,5 miliardi in sette anni, 6,5 dei quali solo dall'ultima asta per le frequenze 5G. Salgono gli investimenti nella rete mobile superiore al 40% per effetto del completamento della rete 4G e dell'avvio del 5G». Le famiglie però spendono meno in servizi tlc (-2,9% nel 2018) dovuto alla rete mobile (-6,4%), mentre quella fissa registra una lieve crescita (+1%). Nel complesso, continuano a contrarsi i ricavi dei tradizionali servizi voce (-9,8%) e, per la prima volta, si rileva anche una interruzione nella crescita degli introiti derivanti da servizi dati.

Tra i principali suoi successi Agcom indica le garanzie fornite ai consumatori, a fronte del marketing aggressivo e incessante delle imprese.

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