Air Dolomiti porta i tedeschi nelle città d'arte della Penisola

Paolo Stefanato

Il 21 gennaio 1991 decollò da Trieste per Genova il primo volo di Air Dolomiti, compagnia fondata dall'imprenditore siderurgico bresciano Alcide Leali: egli fu uno dei primi in Europa a sfruttare la caduta dei monopoli, disegnando un network basato sui collegamenti Italia-Germania. Il successo fu tale che Lufthansa prima strinse accordi commerciali con la piccola compagnia italiana, poi acquistò una quota di minoranza, quindi salì al 100% ritirandola da Piazza Affari.

Oggi Air Dolomiti festeggia i suoi 25 anni: basata a Verona, collega 12 aeroporti della Penisola all'hub di Monaco, con una programmazione legata alla casa madre: degli 1,7 milioni di passeggeri trasportati nel 2015, il 70% prosegue verso Stati Uniti, Asia e Africa sulla rete Lufthansa. Ma si tratta di una sussidiaria un po' speciale, che ha molta attenzione al servizio: «Il primo tratto di un viaggio lungo deve ben predisporre il passeggero», spiega Joerg Eberhart, dal 2014 presidente e ad. I conti vanno considerati in una logica di gruppo, perché all'attività di feederaggio viene dato un prezzo che rispecchia valori interni e non di mercato; il fatturato 2015 è stato di 132 milioni, con un utile di 1,7 milioni («e tasse versate in Italia», sottolinea l'ad).

Ora la novità è una maggiore autonomia economica: sono stati lanciati collegamenti dall'Italia per Monaco

point-to-point, a prezzi diversi e con il rischio d'impresa interamente di Air Dolomiti. Si punta al traffico business, che è tipico della compagnia, ma anche a quello turistico, specie da Monaco verso le città d'arte italiane.

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