Economia

Alitalia, per i magistrati fu bancarotta

Tra i 21 indagati eccellenti l'ex presidente Montezemolo e gli ex ad Cassano e Ball

Alitalia, per i magistrati fu bancarotta

Le disastrose vicende economiche che portarono Alitalia all'amministrazione straordinaria, ora arrivano anche nelle aule della giustizia. Ieri la procura di Civitavecchia ha chiuso le indagini sulla gestione della compagnia tra il 2014 e il febbraio 2017, cioè nell'era Etihad, e ha notificato l'avviso di conclusione delle indagini preliminari a 21 tra top manager, ex componenti del consiglio di amministrazione, consulenti, che si sono succeduti in quegli anni nella gestione della compagnia, che all'epoca era controllata da Cai per il 51% e dal vettore di Abu Dhabi per il 49%. Le ipotesi di reato sono molto pesanti, bancarotta fraudolenta aggravata, false comunicazioni sociali, ostacolo alla funzione di vigilanza, falso in atto pubblico.

Tra i coinvolti nell'inchiesta, a vario titolo e in diversi ruoli amministrativi, alcuni nomi di spicco: gli ex ad Silvano Cassano e Cramer Ball, l'ex presidente e ad Luca Cordero di Montezemolo, l'ex numero uno di Etihad, James Hogan, la vice presidente di Confindustria Antonella Mansi (ex consigliere), l'ex presidente di Cai e consigliere di Alitalia Roberto Colaninno, l'ex presidente del collegio sindacale Corrado Gatti. Nella lista c'è anche il banchiere Jean Pierre Mustier, ad di Unicredit, che fu membro del cda di Alitalia. Curioso il caso di Enrico Laghi, che come commissario firmò le relazioni dalle quali scaturì l'inchiesta che ora lo coinvolge in quanto presidente di Midco, una delle società di parte italiana. Altri nomi: Duncan Naysmith (ai tempi Cfo), Claudio Rosati (vice presidente financial planning & control), Claudio Di Cicco (vice presidente financial reporting), Matteo Mancinelli (general counsel), Paolo Merighi (senior manager financial statements), James Rigney (consigliere), Giovanni Bisignani (consigliere), Paolo Colombo (consigliere), Alessandro Cortesi (componente collegio sindacale), Domenico Falcone (responsabile della revisione legale del bilancio per Deloitte & Touche Spa), Giancarlo Schisano (chief operation officer - accountable manager), John Charles Shepley (chief planning & strategy officer).

L'origine dell'inchiesta risale alla primavera del 2017. Alitalia finì in amministrazione straordinaria il 2 maggio dopo che i lavoratori avevano bocciato l'accordo sugli esuberi, rendendo la maggioranza degli azionisti contraria alla ricapitalizzazione. I commissari Enrico Laghi, Luigi Gubitosi e Stefano Paleari presentarono, come dovuto, la propria relazione al tribunale, che l'11 maggio dichiarò l'insolvenza. E da qui partì l'inchiesta.

Molti i fatti finiti sotto la lente dei magistrati. False plusvalenze ottenute sottostimando il valore del programma Millemiglia, poi ceduto a Etihad; false comunicazioni sociali con l'approvazione del bilancio 2015 «falsamente certificato». Valutazioni improprie degli slot posseduti da Alitalia allo scalo di Heathrow, ceduti anch'essi a Etihad. False plusvalenze per coprire risultati negativi, con pregiudizio dei creditori, allo scopo di far sopravvivere la compagnia. Mancati riaddebiti da parte di Alitalia a Darwin, compagnia svizzera poi diventata Etihad regional. Ma l'aspetto più ricco di colore è quello relativo alle maxi spese per i servizi di ristorazione. L'avviso di chiusura delle indagini accusa i vertici della compagnia di aver «distratto e/o dissipato risorse dalla società per complessivi 597.609,10 euro», spesi, per 133.

751,07 euro, per il catering in occasione dei cda.

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