Rewind. Alitalia potrebbe tornare al 2008 quando, la legge Marzano fu ridisegnata apposta per salvarla e traghettarla fuori dalla crisi. Il governo - riferiscono fonti politiche - avrebbe infatti deciso che, in ultima ratio, e se non verrà trovata una soluzione industriale o finanziaria per giungere all'assemblea del 14 ottobre con le spalle coperte e un progetto di sviluppo che duri nel lungo termine, l'ex compagnia di bandiera passerà di nuovo per la legge Marzano. Questo significa avviare l'amministrazione controllata dell'azienda, cioè il fallimento pilotato, con il congelamento dei debiti. Il tutto, per traghettare Alitalia e, di fatto, prendere ancora tempo per una soluzione di rilancio. In sostanza, dunque, a cinque anni di distanza dal primo «salvataggio» l'ipotesi sul tavolo del governo Letta rischia di essere un déjà vu.
Prima però, le parti sono pronte a sondare «tutte le opzioni» disponibili, come ha ricordato in settimana anche il ministro dei Trasporti Maurizio Lupi. Un nuovo tavolo è in calendario già oggi quando, a Palazzo Chigi, il governo incontrerà nuovamente la società e le banche creditrici.
Al vertice dovrebbe prendere parte anche Mauro Moretti. L'ad delle Ferrovie dello Stato è stato chiamato in causa per rispolverare il progetto, già ventilato in primavera, di un'integrazione tra il business dei cieli e quello su rotaia. L'ipotesi, non facile da percorrere è finora rimasta sulla carta ma sulla quale si registra ora una certa accelerazione anche se, visti i tempi stretti a cui è sottoposto il dossier Alitalia, è difficile che una integrazione con le Fs siano la soluzione primaria. Il gruppo di Moretti potrebbe, infatti, intervenire rilevando una piccola quota della compagnia aerea ma - a fare la parte del leone, e nel più breve tempo possibile - dovranno comunque essere le banche.
Per Alitalia, infatti, il tempo è quasi scaduto: l'assemblea per la ricapitalizzazione da 100 milioni è fissata per il 14 ottobre, tra una settimana esatta. In questa corsa contro il tempo ci sono poche certezze. Ma una su tutte: a intervenire nella partita non saranno nè la Cassa depositi e prestiti, nè F2i, il fondo di investimento guidato da Vito Gamberale. E se tutti gli indizi portano per ora a ritenere che il governo farà di tutto per non lasciare che Alitalia finisca in mani francesi sotto il controllo di Air France (oggi al 25%), un po' contraddittoria è apparsa ieri la dichiarazione del premier Enrico Letta: «Sono sicuro che Alitalia non può stare da sola. L'Italia non ha le dimensioni per avere una compagnia globale, bisogna integrarsi con gli altri » ha dichiarato ieri a Skytg24. «Noi - ha aggiunto - lavoreremo per evitare problemi ai lavoratori e ai viaggiatori. In Europa ci sono tre compagnie: queste tre compagnie sono il mercato europeo, non possiamo stare soli come si è fatto nel 2008 sbagliando. Oggi stiamo pagando quelle scelte».
Una valutazione che, a dispetto delle ipotesi in campo, indica la ricerca di un partner come inevitabille.
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