Economia

Alitalia mette al sicuro 300 milioni

L'aumento di capitale è stato coperto per 173, ma la differenza sarebbe già prenotata dai soci affiancati dalle Poste

Alitalia mette al sicuro 300 milioni

«La società ritiene che sussistano le condizioni affinché l'aumento di capitale sia interamente collocato e sottoscritto». Con queste parole si conclude la nota con la quale Alitalia ha comunicato ieri che i versamenti sono stati pari a 173 milioni e che i soci che hanno partecipato all'aumento si sono riservati il diritto di sottoscrivere quote di inoptato «per quantità superiori a quelle disponibili», cioè per importi tali che, se confermati, porterebbero non solo al successo pieno dell'operazione, ma addirittura a soddisfare le domande con il criterio del riparto. Poiché riservarsi tale diritto non è vincolante - non si tratta cioè di una prenotazione - ciò va considerato in via del tutto teorica.

L'aumento di capitale deliberato a metà ottobre prevede la raccolta di risorse fresche per 300 milioni. I 173 milioni di cui è stata data notizia ieri sono stati versati per una metà, 86,5, da alcuni soci, per l'altra metà da Unicredit e Intesa Sanpaolo, in conto-anticipo sulla garanzia di 100 milioni. Ma chi sono i soci che hanno partecipato all'operazione? Con certezza si sa che il gruppo Intesa Sanpaolo ha versato 26 milioni, Atlantia 26, Colaninno 13 (circa la metà dei propri diritti), Pirelli 7,5, Maccagnani 6, Marcegaglia 1,5, mentre altri soci (Gavio, Traglio, Manes e Fontana) dovrebbero aver partecipato con 6,5 milioni complessivi. Tutti costoro - solo costoro - entro il 10 dicembre potranno raccogliere diritti inoptati, confermando cioè le «riserve» espresse. Se a quella data resterà ancora disponibile dell'inoptato, fino al 31 dicembre - data di chiusura dell'aumento - l'offerta sarà estesa a terzi. Poste Italiane entrerà per ultima, versando fino a 75 milioni, ma dopo che l'aumento avrà raggiunto una soglia minima di adesioni pari a 225 milioni di euro. Se, in via del tutto teorica, l'inoptato andasse esaurito prima, le Poste potrebbero restare fuori: ma si tratta di un esercizio d'accademia. Ieri, anzi, il presidente di queste ultime, Massimo Sarmi, ha pronunciato alcune dichiarazioni che non lasciano dubbi sul suo coinvolgimento: «Alitalia - ha affermato - è una bella compagnia e sono certo che abbia al suo interno ogni capacità per competere sui mercati»; ha aggiunto che gli esuberi non sono l'elemento saliente del piano di ristrutturazione e non ha escluso che Air France possa manifestare nuovo interesse per Alitalia.

A oggi l'inoptato è di 127 milioni, e alla soglia d'ingresso delle Poste mancano 52 milioni; poiché Unicredit e Intesa Sanpaolo hanno una garanzia residua di 13,5 milioni, corrisponde a 38,5 la quota di inoptato ancora da acquistare per aprire la porta a Sarmi. Come sottolinea l'Alitalia, le «riserve» relative all'inoptato sono ampie, ma chi sia pronto a investire altro capitale nella compagnia è difficile da dire.

Si può tuttavia ricordare che il presidente Colaninno ha versato circa la metà della sua quota parte, e che i grandi soci, se necessario, non faranno mancare il proprio apporto perché l'operazione vada a buon fine.

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