Il governo ammette per la prima volta che va sciolto il nodo degli esuberi, per spianare la strada all'accordo tra Alitalia ed Etihad. «C'è una valutazione, da quel che posso capire io, intorno ai 2.400-2.500 esuberi - dichiara il ministro del Lavoro, Giuliano Poletti -. Almeno per quelle che sono le risultanze pubbliche, poi la discussione di merito ci sarà quando Alitalia e le parti discuteranno del piano». In realtà, i numeri esatti non si conoscono ancora - in un primo tempo si era parlato addirittura di 3.000 dipendenti in eccesso, poi ridimensionati - e i sindacati, dalla Cgil alla Uil, insistono per vedere le carte. «Già ora ci sono quasi duemila lavoratori interessati dagli ammortizzatori sociali - ricorda il segretario nazionale della Filt-Cgil, Mauro Rossi -, perchè in realtà Alitalia dalla crisi non è mai uscita. Adesso la domanda è: l'accordo con Etihad fa crescere l'attività o la ridimensiona? Senza conoscere il piano, è inutile parlare di numeri». Solo allora si conoscerà il destino dei lavoratori «superflui»: certo è che entreranno in campo gli ammortizzatori sociali, per i quali il ministero del Lavoro ha promesso che farà la sua parte, mentre la regia della trattativa resterà al dicastero dei Trasporti. Nessuna idea sui costi, afferma Poletti, «perché c'è un fondo volo che è nelle disponibilità del ministero della Infrastrutture che viene utilizzato per questa tipologia di intervento». Il Fondo volo in realtà risale alla precedente crisi dell'Alitalia, nel 2008, ma è stato recentemente prorogato fino al 2018 per 28 milioni annui: è finanziato in parte dalla compagnia aerea, lavoratori compresi, in parte dallo Stato e in parte dai passeggeri con una sovrattassa di due euro a biglietto - ma potrebbe aumentare -, e serve a rendere più «ricco» il trattamento previsto dagli ammortizzatori sociali. Ovvero, cassa integrazione a rotazione e contratti di solidarietà, per ora, grazie all'accordo che ha evitato la mobilità per 1.900 lavoratori. Ma Etihad difficilmente si accontenterà di una soluzione che considera macchinosa: e aleggia lo spettro della mobilità. Senza contare i 650 dipendenti in cassa integrazione volontaria da anni, praticamente fuori dal ciclo produttivo. Diversa la situazione dei piloti, ai quali non mancano le offerte: «Anzichè gli esuberi tra un pò il problema è che Alitalia non avrà più piloti per far volare gli aerei», avverte Ivan Viglietti della Uiltrasporti, precisando che in un anno ne sono usciti un centinaio e ora si registrano 4-5 dimissioni a settimana. Interviene anche il governatore della Lombardia, Roberto Maroni, preoccupato per il destino di Malpensa, che potrebbe essere trasformato in uno scalo cargo e alle merci (ma Alitalia in serata ha smentito chiusure o riduzioni dell'attività): «Se sarà penalizzato gli esuberi raddoppieranno come minimo, perchè tutto l'indotto ne subirà le conseguenze». Intanto, Bruxelles ha già acceso i fari:«La maggioranza della compagnia aerea deve essere in mani europee, così come il suo controllo. In caso contrario l'Italia violerebbe il regolamento», dice la portavoce del commissario Ue ai Trasporti Siim Kallas.
Le regole prevedono «che siano le autorità italiane a dover verificare e garantire che il controllo rimanga in mani Ue», ma «se necessario la Commissione potrebbe richiedere la documentazione rilevante per assicurarsi che le regole Ue siano state rispettate». Domani sarà la prima occasione per fare il punto della situazione, nel corso della riunione dei ministri dei Trasporti a Bruxelles alla parteciperanno sia il commissario Kallas sia il ministro Maurizio Lupi.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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