Alitalia in profondo rosso, via Ragnetti

Alitalia in profondo rosso, via Ragnetti

Andrea Ragnetti lascerà il 28 febbraio il proprio incarico di ad di Alitalia. La notizia era nell'aria da settimane, data per certa dal Giornale. Ieri il cda prima ha approvato il bilancio 2012, poi ha accettato la sua lettera di dimissioni da tutte le cariche (consigliere, ad e direttore generale di Alitalia, consigliere e ad di Air One). Fino alla nomina di un sostituto, il consiglio ha attribuito le deleghe al presidente Roberto Colaninno, che sarà coadiuvato nella ricerca dai due vicepresidenti Elio Catania e Salvatore Mancuso. Oggi una riunione ristretta dovrebbe decidere sugli aspetti operativi dell'interim. La permanenza di Ragnetti ai vertici della compagnia è durata poco meno di un anno ed è stata caratterizzata da un rapporto sempre difficile, anche sotto il profilo caratteriale, con un consiglio e un azionariato complicati. I risultati non hanno mostrato l'inversione di tendenza attesa e, anzi, alcune scelte sbagliate - in particolare il nuovo schema tariffario per la Milano-Roma, immediatamente rimaneggiato - hanno fortemente indebolito l'ad.
I conti approvati ieri hanno confermato il permanere di uno stato di gravi difficoltà. Basti osservare un dato che potrebbe passare inosservato: al termine del 2012, la disponibilità liquida totale - comprendente le linee di credito non utilizzate - ammontava a circa 75 milioni (contro i 326 della fine del 2011). Questo dà l'idea di quanto urgente fosse la necessità di pompare della liquidità in una società che ha una struttura di costi pari a 322 milioni al mese, e perdite per 23. Gli azionisti, come si sa, nei giorni scorsi hanno varato un prestito convertibile «fino a un massimo» di 150 milioni; per ora ne sono stati sottoscritti 95, che erano considerati la soglia minima per varare il finanziamento ma che, allo stato, non possono essere considerati né un successo né una cifra risolutiva. Già si parla della necessità di un aumento di capitale dopo l'estate.
Il bilancio 2012 si è chiuso con una perdita netta di 280 milioni, poco distante da quel milione al giorno che caratterizzava la vecchia Alitalia messa in liquidazione (nel 2011 era stata di 69 milioni).
Il risultato operativo si è chiuso con una perdita di 119 milioni, che si confronta con i 6 persi nell'esercizio precedente. Si tratta di numeri fortemente peggiorati, dovuti anche a una congiuntura macroeconomica molto negativa. Aumentato anche l'indebitamento finanziario, da 854 a 1028 milioni.
Ragnetti ha mantenuto la promessa di un buon quarto trimestre, che si è chiuso in pareggio operativo; ma, visto il resto, si tratta di una consolazione trascurabile. Il fatturato è aumentato leggermente, più 3,3%, a quota 3.

594 milioni, e nell'anno Alitalia ha trasportato 24,275 milioni di passeggeri, con un riempimento degli aerei del 74,6%. In altre parole, non sono mancati i clienti, ma sono mancati gli adeguati ricavi per passeggero.

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