Alitalia, si lavora per nuovi soci Air France smentisce trattative

Alitalia, si lavora per nuovi soci Air France smentisce trattative

L'accelerazione di notizie che ha fatto sembrare imminente un riassetto nel capitale Alitalia e un suo definitivo passaggio ad Air France ha provocato ieri una smentita ufficiale da Parigi: «Non è stata avviata alcuna negoziazione per rilevare le quote degli azionisti italiani, tutte o in parte». Ha negato trattative anche il presidente Roberto Colaninno, il cui titolo Immsi ieri ha guadagnato il 18,2%. Sabato 12 scade il divieto di vendere le azioni, ma non c'è alcun termine tassativo; anzi, poiché fino al 28 ottobre Air France (insieme agli altri soci) potrà esercitare la prelazione, è ragionevole pensare che i tempi non saranno precipitosi e che i francesi ritengano prudente lasciar passare la stagione elettorale.
Non c'è dubbio, comunque, che il dossier Alitalia sia sul tavolo del partner parigino e sia oggetto di discussione tra gli azionisti italiani. Se sull'esito finale ci sono pochi dubbi - a meno di sorprese imprevedibili - è il «come» il tema sul quale si comincia a ricamare. Da tempo gli azionisti italiani ne stanno parlando tra loro; ma nessuno ha affidato ad alcuna società o banca d'affari un incarico per la ricerca di un acquirente. Si è fatto il nome di Rothshild, ma non risulta, almeno per ora.
L'operazione più facile per tutti sarebbe un concambio tra azioni Alitalia e azioni della holding Air France-Klm, la futura controllante: permetterebbe ad Air France di non sborsare contante, e agli italiani di avere in mano titoli negoziabili. Tale processo, però, in questo momento è rallentato dalla bassa capitalizzazione di Af-Klm, che alla Borsa di Parigi vale intorno ai 2,3 miliardi: ricordiamo che la compagnia ha un fatturato di circa 25 miliardi, contro i 3,5 di Alitalia, che al momento dell'ingresso di Af, fu valutata 1,3 miliardi. I soci italiani non vogliono svendere, considerando vieppiù il valore strategico di Alitalia per Air France; la controparte francese non può accettare concambi che diano un peso sproporzionato agli azionisti di Alitalia. Così tutto potrebbe venir congelato in attesa di equilibri diversi. Qualcuno fa trapelare l'idea di un patto che prolunghi la clausola di lock-up, o almeno il diritto di prelazione. Nel frattempo Alitalia potrebbe aver bisogno di un aumento di capitale. Un membro del cda ritiene che 300 milioni potrebbero rappresentare un'entità «confortevole» per procedere sulla via, già imboccata, dello sviluppo e dell'efficienza. Ma un aumento di capitale potrebbe essere anche riservato a un soggetto terzo, gradito a tutti: Etihad. In questo caso, per il 24% (quota massima per lasciare il 51% agli italiani) Alitalia chiederebbe non meno di 500 milioni, stima la stessa fonte. Non certo considerando la redditività, ma il potenziale strategico che la compagnia intende sprigionare entro il 2015, anche valorizzando pezzi di patrimonio.
In proposito un piano allo studio è lo scorporo del club MilleMiglia, importante asset commerciale oggi contabilizzato come un debito verso la clientela, domani spa controllata, il cui valore verrebbe inizialmente attribuito da soggetti terzi.

Il suo patrimonio è costituito dai 4,8 milioni di clienti iscritti e potrà diventare una piattaforma di vendite di marca, hotel, autonoleggi, ma anche frullatori e telefonini, sulle quali la società trattiene una commissione. Le stesse miglia sono merce di scambio: i partner che le redistribuiscono attraverso i programmi fedeltà (come Esselunga), le comprano da Alitalia, che le vende, ovviamente, a un prezzo ben superiore al proprio costo.

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