All'Ecofin il nodo dei salvataggi bancari Tesoro a caccia di 330 miliardi nel 2014

Guerra o pace? Le riunioni di Ecofin (oggi) e dell'Eurogruppo (domani) rappresentano un serio banco di prova per testare il grado di coesione all'interno dell'eurozona, messa a dura prova sia da una ripresa fiacca e già contaminata dai sintomi di deflazione, sia dalle spinte crescenti a rifiutare la medicina dell'austerity. Il nodo da sciogliere è di quelli grossi: in ballo ci sono infatti le modalità di intervento per i salvataggi bancari. E sul cosiddetto fondo di risoluzione le posizioni sono, al momento, divergenti. Gli attriti principali arrivano dai tedeschi che non vogliono, con molti istituti europei pieni di titoli di Stato (a cominciare da quelli italiani) che diventi un salvataggio surretizio dei governi.
Non a caso, Il numero uno della Bundesbank, Jens Weidmann, ha ribadito in un'intervista il suo scetticismo nei confronti del piano Omt (il piano di acquisti illimitati di titoli di Stato sul mercato secondario da parte della Bce), già ampiamente criticato quando messo in campo. Weidmann ha rilevato che se non ci fosse stato «i governi avrebbero dovuto agire più rapidamente per affrontare le causa alla radice della crisi». Il presidente della Bce, Mario Draghi, ha però sottolineato di recente come il bail in delle banche dovrebbe prevedere un doppio paracadute: quello privato, e quello pubblico, sia a livello nazionale, sia europeo. Una «blindatura» necessaria a rassicurare i mercati in vista degli stress test e per non innescare nuove tensioni sugli spread.
Proprio ciò che vorrebbe evitare anche il Tesoro, che nel 2014 dovrà andare a «caccia» di 329 miliardi di euro (104 miliardi nei primi sei mesi, 225 nella seconda metà dell'anno), una cifra necessaria a coprire l'ammontare di bond in scadenza. I calcoli, effettuati da Unimpresa in base ai dati del ministero dell'Economia, non tengono conto di due variabili tanto fondamentali quanto al momento non prevedibili: la prima è strettamente legata all'andamento dei differenziali di rendimento, da cui dipendono gli interessi da corrispondere al momento del collocamento.

Grazie alla loro sostanziale stabilità, nelle ultime aste 2013 si è assistito a un contenimento dei rendimenti che fa ben sperare per il prossimo. Sempre che la seconda variabile, ovvero l'instabilità politica, non riaccenda la febbre da spread.

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