Economia

I falchi Ue ci ricascano: "Debito italiano troppo alto"

I falchi Ue ci ricascano: "Debito italiano troppo alto", dice la Commissione. E Dombrovskis incalza l'Europa sul fronte della sospensione del Patto di stabilità: "Non è un liberi tutti"

I falchi Ue ci ricascano: "Debito italiano troppo alto"

Tornano i discorsi critici dell'Italia nella retorica della Commissione europea. E sembra di tornare, nel linguaggio, a un'era pre-crisi, come se le grandi emergenze dell'ultimo biennio (pandemia, crisi energetica, guerra in Ucraina) non fossero esistite.

Debito italiano sotto esame

L'Italia, come la Grecia e Cipro, è indicata dalla Commissione come un Paese caratterizzato da "squilibri eccessivi", con un "debito pubblico elevato e una debole crescita della produttività, in un contesto di fragilità del mercato del lavoro e di alcune debolezze sui mercati finanziari, con rilevanza transfrontaliera". La Commissione lo ha messo nero su bianco nella comunicazione relativa al pacchetto di primavera del semestre europeo, che completa il ciclo Ue di sorveglianza dei bilanci pubblici. La "bassa crescita della produttività" nel nostro Paese resta un fattore "fondamentale" nella "prolungata debole crescita del Pil, che ha ostacolato la riduzione del debito", il quale viene misurato in rapporto al Pil, "e ha impattato sui bilanci delle banche". Il rapporto debito-Pil "ha iniziato a declinare nel 2021 e si prevede che declini ulteriormente, ma resta un rischio per la sostenibilità dei conti".

Bruxelles nota che 'sono stati conseguiti miglioramenti significativi nella riduzione dei crediti deteriorati, nonostante il nesso banche-debito sovrano che si è rafforzato durante la pandemia e rimane una sfidà. Inoltre, il settore bancario potrebbe dover affrontare momenti difficili sfide, indica Bruxelles, "man mano che l'impatto dell'eliminazione graduale delle misure di sostegno temporaneo in risposta alla crisi pandemica prenderà piede completamentè. Il piano per la ripresa e gli investimenti sta affrontando le vulnerabilità, anche stimolando la competitività e la produttività". Tuttavia, è probabile che l'effetto di potenziamento della crescita degli investimenti e delle riforme richieda tempo per svilupparsi e dipende in modo cruciale da un'attuazione rapida e corretta di queste ultime. Nelle raccomandazioni all'Italia la Commissione, che ritiene l'Italia potenzialmente un rischio per la "sostenibilità" del bilancio continentale, inserisce vecchie e già note ricette: "Per il periodo successivo al 2023", si nota, Roma dovrebbe "perseguire una politica di bilancio volta a conseguire posizioni di bilancio prudenti a medio termine e a garantire una riduzione del debito credibile e graduale e la sostenibilità di bilancio a medio termine attraverso il consolidamento, gli investimenti e le riforme graduali". Una riproposizione di quanto scritto quattro giorni fa dal Fondo Monetario Internazionale, secondo cui in ItaliaItalia "nel contesto di un debito pubblico elevato, dell'aumento dei costi di rifinanziamento e dell'apparente resilienza della domanda e della produzione allo shock energetico, dovrebbero essere risparmiare le entrate impreviste aggiuntive".

Il ritorno del falco Dombrovskis

L'Italia in sostanza si trova nella difficile condizione di dover affrontare uno scenario letto in chiave pre-2020 con la difficoltà di sapere se le regole che hanno a lungo frenato la crescita, come il Patto di Stabilità che prevede una severa censura su debito e rapporto deficit/Pil, saranno riattivate a breve. Valdis Dombrovskis, super-commissario europeo che coordina da vicepresidente di Ursula von der Leyen i lavori economici di Bruxelles, ha spinto nelle scorse settimane per far inserire nelle linee guida sulle regole di bilancio per il 2023 misure fortemente ispirate alla vecchia scuola pro-rigore. E nonostante negli ultimi giorni fosse circolata la voce che la Commissione europea si stesse orientando per prorogare anche al 2023 la sospensione delle regole del Patto di Stabilità Bruxelles ha, nel rapporto, parlato sulla base di paradigmi dominanti nell'era pre-pandemica.

Nei fatti, ciò a cui si andrà incontro sarà una moratoria attraverso le cosiddette clausole di salvaguardia che porterà la Commissione a non aprire nuove procedure per deficit eccessivo in questa fase. Tuttavia, Bruxelles valuterà di nuovo il rispetto dei criteri del deficit e del debito in autunno e ancora la prossima primavera.

La mano dell'ex premier lettone Dombrovskis si vede nell'opera della Commissione, che proprio il "falco" rigorista ha presentato a Bruxelles oggi. "I paesi dovrebbero tornare a politiche di bilancio prudenti", ha affermato il vicepresidente della Commissione nella presentazione alla stampa del pacchetto di primavera. "Ribadiamo anche negli orientamenti di oggi che la clausola di salvaguardia generale non sospende le norme di bilancio dell'Unione europea e non sospende il patto di stabilità e di crescita quindi bisognerà continuare a fornire orientamenti di bilancio per gli stati membri", ha ammonito. "Il prolungamento della clausola di salvaguardia non è sospensivo delle procedure, anche quella di deficit eccessivo e quando si valuta la conformità o l'apertura di una procedura per deficit" uno "dei fattori che valuteremo è proprio la conformità rispetto alle raccomandazioni di oggi". Dombrovskis, che nel 2018 fu tra i più accaniti critici della manovra economica del governo italiano, oggi ammonisce circa la necessità di evitare un "liberi tutti".

Futuro incerto

La clausola di salvaguardia "permette agli Stati maggiori manovre in particolare per quanto riguarda gli investimenti ma la spesa corrente va limitata", ha precisato, ribadendo ciò che nel documento da lui presentato la Commissione raccomanda all'Italia. Bruxelles conferma che "la continua attivazione della clausola di salvaguardia generale nel 2023 consentirà alla politica di bilancio nazionale di reagire prontamente quando necessario, garantendo nel contempo una transizione graduale dall'ampia sostegno basato all'economia durante il periodo della pandemia verso una maggiore attenzione alle misure temporanee e mirate e alla prudenza fiscale necessaria per garantire la sostenibilità a medio termine".

La realtà dei fatti è decisamente complessa. All'Italia viene di fatto chiesto di investire di più spendendo di meno complessivamente a livello pubblico, viene messo in conto un danno strutturale come quello legato al Covid come un problema da risolvere sostanzialmente con ordinarie misura di politica fiscale, è lasciato poco margine politico di riferimento. In una fase in cui il Recovery Fund deve ancora prendere piede e si aspettano nuovi investimenti, nuovo debito e nuove riforme dare giudizi così forti significa lasciare pericolosamente il Paese a metà del guado. Le parole di Dombrovskis lo confermano, così come sottolineano quanto la grande partita del nostro Paese e dell'Europa del prossimo futuro sarà quella della modifica delle regole, da rendere meno rigide e ancor più flessibili di quanto accaduto nell'era pandemica.

Una partita vitale per il futuro dell'Europa intera, per evitare problemi strutturali e anacronismi come quelli del Patto di Stabilità, non più adatto al nuovo contesto europeo e globale nell'era della crisi di sistema aperta dal Covid e proseguita con shock energetico e guerra.

Commenti