Ancora soldi pubblici per l'Alitalia. Ieri il governo, con il decreto fiscale, ha deciso di prorogare e aumentare il prestito ponte: dagli attuali 600 milioni si passa a 900, 300 milioni in più, e la restituzione slitta dall'inizio di novembre tra pochi giorni alla fine del settembre 2018, un arco temporale che tiene conto dei tempi lunghi delle pronunce Antitrust. Tutto ciò nonostante il denaro prestato a maggio alla gestione commissariale sia ancora in gran parte in cassa. Non è stata spostata la data del 16 ottobre, lunedì, giorno in cui dovranno pervenire al notaio le offerte vincolanti. Sono stati invece allungati i tempi della trattativa, perché il termine, finora fissato al 5 novembre è stato portato al 30 aprile, cioè probabilmente dopo le elezioni politiche.
Più tempo e più soldi dunque. Le ragioni spiegate dal ministero dello Sviluppo sono chiare: non trovarsi a trattare con l'acqua alla gola, senza risorse che permettano di valorizzare al massimo gli asset da cedere; non rischiare di danneggiare l'operatività di Alitalia, che finora sotto la gestione dei commissari ha funzionato molto bene; far fronte con spalle forti alla stagione invernale alle porte, tipicamente la parte più difficile di tutto l'anno, in cui molta cassa viene bruciata. Sicuramente su queste decisioni governative hanno pesato le recenti vicende di Air Berlin, che prima di essere acquistata da Lufthansa aveva già annunciato il «fine corsa», della britannica Monarch, fallita senza paracadute, e di Ryanair, che sta gestendo la ristrutturazione dell'attività provocata principalmente da problemi organizzativi. Quest'ultima, che aveva espresso interesse per Alitalia, è andata automaticamente fuori gioco.
Resta il fatto che dare quasi un altro miliardo a Alitalia è una decisione difficile da far capire agli italiani, che già hanno pagato care le crisi della compagnia da vent'anni a questa parte. È vero che il prestito va restituito in prededuzione, cioè prima di ogni altro debito, alla fine della procedura; è vero che gli interessi sono salati (9,75%), e che quindi il prestito per lo Stato sarebbe remunerativo; è vero che si tratta di un ulteriore aiuto provvisorio per ottenere di più dalla cessione. Ma il contribuente ragiona semplificando: e sa che anche la proroga al 30 aprile 2018 della Cigs per 1.230 addetti, è a carico suo.
La vicenda Alitalia terrà banco anche in periodo elettorale: chi griderà alla svendita agli stranieri, chi vorrà una soluzione «di sistema» per riportarla nell'alveo pubblico. Dare più soldi e tempo ai commissari può significare trovare una soluzione davvero onorevole, che dia pace (finalmente) a tutti.
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