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Amazon tampona la crisi: ok a prestito da 8 miliardi

Bezos ricorre alle banche per ripagare il debito e finanziare il circolante dopo un brutto 2022

Amazon tampona la crisi: ok a prestito da 8 miliardi

L'annus horribilis dei tecnologici e i venti di recessione in arrivo mettono all'angolo Amazon (in foto Jeff Bezos). Il gigante dell'e-commerce è così costretto a correre ai ripari e a trovare fieno in cascina. Il gruppo ha annunciato di aver raggiunto un accordo con alcuni istituti di credito che forniranno alla società un prestito non garantito di 8 miliardi di dollari.

Basterà il rafforzamento finanziario per tenere testa ai venti contrari del mercato? Il prestito di Amazon ha scadenza a un anno e potrebbe essere rinnovato di un altro anno. L'accordo prevede che i proventi siano utilizzati per «scopi aziendali generali», abbia un tasso di finanziamento overnight garantito più lo 0,75%. E qualora la società esercitasse l'opzione di estendere la scadenza, lo spread del tasso di interesse aumenterebbe dallo 0,75% all'1,05%.

Una corsa al credito che ha lo scopo di evitare un crollo dopo un anno difficilissimo e in vista di altri dodici mesi di incertezza. «Dato il contesto macroeconomico incerto, negli ultimi mesi abbiamo utilizzato diverse opzioni di finanziamento per sostenere le spese in conto capitale, i rimborsi del debito, le acquisizioni e le esigenze di capitale circolante», ha riferito un portavoce di Amazon a Reuters. D'altra parte, il 2023, con l'inflazione alle stelle potrebbe indurre a una netta frenata dei consumi, e quindi a un forte rallentamento del business di Amazon.

Che il gruppo attraversi una fase difficile lo rivela la Borsa: le azioni Amazon sono crollate del 45% nel 2022 e il colosso di Jeff Bezos è stato costretto a chiudere o ritardare i piani per oltre una dozzina di strutture. Inoltre, il caro-energia ha avuto un impatto importante: le spese sulle spedizioni sono aumentate del 10% a 19,9 miliardi di dollari nel terzo trimestre del 2022.

Per tagliare i costi Amazon prevede anche di ridurre la sua forza lavoro. I licenziamenti, che sarebbero i più grandi nella storia dell'azienda, dovrebbero concentrarsi nelle aree di Amazon, Alexa e nelle divisioni retail e dovrebbero essere circa 10mila. La dieta dimagrante ha riguardato finora anche le assunzioni per ruoli aziendali nella sua attività di vendita al dettaglio, il suo servizio di telemedicina Amazon Care, e tutti i call center Usa tranne uno, ridimensionando anche Amazon Scout nonché il progetto di robot da consegne.

Sul fronte dei tagli si sono già mosse le altre big tech Usa: Facebook ha deciso 11.000 licenziamenti, Amazon 10.000, Getir 4.480, Twitter 3.700, il 50% dei propri dipendenti e, da ultima, Salesforce ha annunciato ieri che lascerà a casa 8mila persone. A dicembre 2022 Salesforce, specializzata nella distribuzione di software aziendali e nel cloud computing, ha dichiarato di avere 79mila dipendenti in tutto il mondo.

L'anno scorso il gruppo californiano ha visto rallentare la propria attività a causa dell'impennata dell'inflazione e dell'aumento dei tassi di interesse, così come l'intero settore tecnologico.

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