Economia

Analisi tecnica

La giunta Maroni approva le nuove regole per l'edilizia popolare Sala: «Guardiamo al futuro». Beccalossi: «Garantire il turn over»

L'apertura della gestione degli alloggi di edilizia sociale anche a privati, l'istituzione di agenzie per la casa per aiutare chi cerca un affitto a un prezzo più basso di quello di mercato, il requisito di 5 anni di residenza in Lombardia per poter avanzare la richiesta di una casa popolare. Sono, in sintesi, i punti principali del nuovo «piano casa», la proposta di legge sui servizi abitativi approvata ieri dalla giunta lombarda, che passerà ora all'esame del consiglio regionale. Il testo del progetto stanzia in totale 350 milioni di euro di risorse, ripartite nel triennio 2015-2017, di cui la fetta maggiore, pari a 225 milioni, destinata alle case popolari.

L'ultima questione, quella che conferma lo status quo ante , cioè il requisito di 5 anni di residenza in territorio lombardo per fare domanda per una casa popolare, fa storcere il naso a Fratelli D'Italia. Che avrebbe preferito un innalzamento della soglia fino a 10 anni. L'assessore al Territorio Viviana Beccalossi dice infatti che «non escludiamo di presentare un emendamento in consiglio, come ho già detto all'assessore Sala, al quale però va tutto il mio riconoscimento per il lavoro fatto». «Ci sono diverse sentenze che hanno chiarito che alzare questo requisito a 10 anni sarebbe incostituzionale», fa notare il diretto interessato, l'assessore regionale alla Casa e vicegovernatore Fabrizio Sala. Che ribadisce comunque che «la legge prevede che si dia precedenza a determinate categorie come anziani e disabili». Per Beccalossi un altro principio da tenere ben saldo dev'essere quello della «rotazione»: gli alloggi popolari, spiega, «non devono diventare case che si ereditano di nonno in nipote, a meno che non vi siano circostanze di fragilità che lo giustificano: bisogna garantire un certo turn over, devono essere una risposta immediata a un bisogno temporaneo. Chi è entrato 20 anni fa e vede la sua condizione migliorata deve uscire, perché oggi ci sono nuovi poveri cui dare risposte». Un principio, questo, sul quale il responsabile della Casa in Regione Fabrizio Sala sembra d'accordo, quando spiega che «il principio base è che le condizioni economiche di chi viene aiutato possano nel tempo migliorare». Il nodo vero su questo fronte viene molto dopo, nella fase del controllo. E qui l'assessore Fdi Viviana Beccalossi non risparmia una critica a quei Comuni «che tendono a una difesa di chi considera la casa popolare quella della vita, perché è un bacino elettorale».

L'altro aspetto nuovo riguarda «l'apertura al 100 per cento al mercato degli alloggi pubblici e sociali»: oggi solo il Comune o l'Aler possono gestirli, l'idea è che in un futuro prossimo anche delle realizzazioni private, attraverso le agenzie per la casa, possano entrare tra le realtà abitative poi date in affitto con formule tipo housing sociale e canone agevolato.

L'accreditamento potrebbe cioè essere fatto ai privati, attraverso le agenzie per la casa, gli sportelli per chi cerca casa a prezzi inferiori a quelli di mercato.

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