Anche l'Ikea soffre la crisi: -4,5% nel fatturato

Calo del 4,5% nel fatturato. Intanto Ikea diventa sempre più "social"

Anche l'Ikea soffre la crisi: -4,5% nel fatturato

La crisi dei consumi colpisce anche Ikea, che chiude l’anno fiscale con un fatturato di 1.526 milioni di euro, per un calo del 4,5% (-7,8% escludendo la nuova apertura di San Giovanni Teatino in provincia di Chieti). Lo rende noto l’ad di Ikea Italia, Lars Petersson, sottolineando come "gli italiani hanno speso di meno ma l’interesse verso i nostri punti vendita non è calato". Il colosso svedese del mobile, tuttavia, prosegue la sua espansione nella penisola e annuncia la prossima apertura (il 5 marzo 2014) dell’atteso punto vendita di Pisa, che arriva dopo diversi anni persi tra intoppi burocratici e il disbrigo delle pratiche necessarie. "In Italia - sottolinea Petersson - sarebbe importante più certezza per gli investitori e questo sia nell’interpretazione delle leggi che nei tempi richiesti. In 25 anni di nostra presenza in Italia non è cambiato praticamente nulla". E questa, senza dubbio, è un'amara realtà su cui la nostra classe politica, da destra a sinistra, deve riflettere.

Il calo delle vendite si registra in particolare sui mobili, che rappresentano il 55% del fatturato totale. Da quando è stato introdotto, lo scorso giugno, il bonus mobili per chi effettua ristrutturazioni ha spinto le vendite: circa sette milioni di euro gli acquisti con bonus da giugno ad agosto, pari al 2,1% del fatturato del periodo.

Ikea tiene a sottolineare anche un altro dato interessante: è il più grande acquirente al mondo di mobili italiani. Acquisti che rappresentano l’8,1% degli approvvigionamenti per tutti i suoi 338 negozi nel mondo. Tutto sommato tiene la vendita dei complementi di arredo (-0,1%), con alcuni prodotti addirittura in crescita come tessili (+3%), casalinghi (+5%). Si registra invece un vero e è proprio boom per la vendita di lampadine a led a basso consumo. Continua a soffrire, più di altri settori, quello alimentare, dopo lo scandalo delle polpette alla carne di cavallo: il calo di fatturato è del 6,4%. Per correre ai ripari Ikea Italia ha istituito una "dogana interna" che intensifica i controlli e le verifiche sulle materie prime.

Tutti i trucchi sugli orari

Dalle 9 alle 11 e dalle 16 alle 19 nei fine settimana: sono queste le fasce più affollate dagli oltre 44 milioni di italiani che ogni anno si recano nei 20 punti vendita di Ikea sparsi in tutta Italia. Sono quindi questi gli orari che chi non ama la ressa dovrebbe cercare di evitare, perché quasi un visitatore su due - ben il 46% - si concentra proprio nel fine settimana. E peggio ancora se piove. Tanto che proprio in virtù di questi picchi sulle visite tra i dipendenti del gruppo vengono ampiamente utilizzati i contratti part time. "Il part time riguarda il 67 per cento dei nostri dipendenti e questo largo uso riflette la dinamica dei flussi delle viste - ha spiegato Elena Alemanno, vicepresidente per l’Italia, durante una conferenza stampa a Roma - molte delle attività, ad esempio le casse, sono correlate con la presenza fisica dei clienti".

Ikea diventa sempre più social

Intanto in Italia Ikea diventa sempre più social: la pagina Facebook di Ikea nella Penisola conta oltre 611 mila fan, seconda solo a quella degli Usa (2,6 milioni). Ma su Twitter i fan italiani, 226 mila, superano tutti (Usa 181mila). La pagina web italiana del gruppo conta oltre 59 milioni di visite l’anno, tuttavia l’e-commerce resta un fenomeno per ora limitato: solo 12 milioni di fatturato nell’anno fiscale 2012-2013 rispetto a oltre un miliardo e mezzo realizzato nello Stivale. "Il punto vendita sarà sempre centrale per noi", ha spiegato l’amministratore delegato.

Dei 44,8 milioni di visitatori dell’anno 2012-2013 (meno 2 per cento dall’anno precedente) la maggioranza è costituita da donne, 52 per cento. I single sono ben il 43 per cento (rispetto al 14 per cento della popolazione), mentre un altro 45 per cento vive assieme ai bambini.

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