Economia

Guerra commerciale Usa-Cina, apertura in ribasso per i mercati europei

Apertura in ribasso per le borse dopo l'annuncio Usa sui dazi. E la Cina risponde: nel mirino 128 prodotti americani

Guerra commerciale Usa-Cina, apertura in ribasso per i mercati europei

I mercati risentono della possibile guerra commerciale tra Usa e Cina. Le borse europee aprono quindi in calo dietro Wall Street, Tokyo e i mercati asiatici. Milano è la peggiore a -1-14%. A Parigi l'indice Cac perde lo 0,99% mentre l'indice Ftse-100 di Londra cede lo 0,58%. L'indice Dax di Francoforte arretra invece di 105 punti, -0,86%. A rotoli anche le borse asiatiche, dopo l'ondata di vendite a New York.

Ieri il presidente americano, Donald Trump, ha firmato un memorandum per imporre contro Pechino - primo partner commerciale degli Usa - dazi doganali per un totale di 60 miliardi di dollari su circa 1.300 prodotti cinesi, soprattutto prodotti ad alto contenuto tecnologico. E Pechino, in attesa di trovare una soluzione ha risposto. Il ministero del Commercio ha così proposto una lista di 128 prodotti Usa - tra cui vino, frutta e maiale - come potenziali target della ritorsione, una contromossa per un totale di circa tre miliardi di dollari.

"Ho un enorma rispetto per il presidente Xi Jinping ma il nostro deficit commerciale con la Cina è troppo alto", ha detto il presidente americano, facendo riferimento al fatto che l'interscambio con il gigante asiatico è largamente sbilanciato a favore di Pechino.

Come dichiarato ieri dal rappresentante al commercio Usa, Lighthizer, gli Usa hanno deciso di esentare - almeno per il momento - Europa, Australia, Corea del Sud, Argentina, Canada, Messico e Brasile dai balzelli aggiuntivi introdotti su acciaio e alluminio.

Le esenzioni per i Paesi al momento esclusi avrebbero scadenza il primo maggio, ma il Consiglio europeo, in conclusione del veritice di Bruxelles, chiede a Washington di renderle permanenti.

L'imposizione dei dazi, dicono i 28, "non possono essere giustificate sulla base della sicurezza nazionale" e parlano di "rimedio inappropriato per i problemi reali di sovraccapacità".

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