Apple, la "sindrome cinese" affonda il titolo e le Borse

Il rallentamento dell'economia e l'attesa per il 5G frena le vendite di iPhone. A Piazza Affari soffre anche StM

Apple, la "sindrome cinese" affonda il titolo e le Borse

Il profit warning di Apple si fa sentire, oltre che sul titolo di Cupertino (ieri -9,3% in Borsa) anche sul Dow Jones, -2,4% su cui comunque ha pesato anche l'indice manifatturiero americano, a dicembre sceso più delle stime e sui minimi di novembre. Ne hanno risentito comunque anche le Borse europee, tutte in calo con Milano a -0,6%, spaventate da un possibile rallentamento dell'economia mondiale. Quanto ad Apple gli analisti, con Goldman Sachs in testa, non si sono fatti pregare sul fronte di previsioni catastrofiche dopo l'annuncio della società che, nel prossimo trimestre, vede un calo dei ricavi di 7 miliardi di dollari passando da una previsione di 91 miliardi a 84. Per Goldman, che paragona Cupertino addirittura all'ex colosso Nokia, il sintomo è allarmante. «Vediamo una ulteriore revisione delle stime nel 2019. Il taglio dipenderà dall'andamento della domanda in Cina. Più l'economia rallenta meno i consumatori cambiano gli smartphone». In realtà la società aveva già messo le mani avanti a novembre quando ha detto che avrebbe smesso di rivelare il numero di smartphone venduti ogni trimestre. Ci sono comunque anche altri fattori, oltre alla decelerazione dell'economia cinese, che ovviamente fa mal sperare anche per molti marchi italiani nel settore della moda: e infatti ieri sono scesi Moncler -3,845 e Ferragamo -2,56%. Tornando a Apple nel mirino degli analisti c'è anche il prossimo passaggio alle reti mobili 5G. L'upgrade tecnologico è in corso con i primi servizi che saranno lanciati dai maggiori operatori quest'anno ma gli smartphone non sono ancora pronti. E quindi molti consumatori, prima di spendere oltre mille dollari, o euro, per comperare un nuovo iPhone, attendono i modelli compatibili con il nuovo standard. Non c'è dubbio comunque che la discesa dei ricavi per Apple sia legata alla Cina, dove, oltre alla decelerazione dell'economia ci sono altri problemi legati alla guerra dei dazi voluta dal presidente Usa Donald Trump che ha certamente portato disaffezione per un prodotto molto americano, anche se made in Cina, come l'iPhone. A giocare contro, secondo quanto detto dall'ad di Apple Tim Cook, anche il dollaro forte e il mercato degli smartphone in rallentamento dato che può considerarsi maturo. Cook ritiene che tutti i produttori sono stati pen alizzati a partire dalla coreana Samsung. ma l'analista Avi Greengart di Global Data ha puntualizzato che player cinesi come Huawei, il secondo produttore al mondo (dopo Samsung) o Oppo, che ha lanciato lo smarphone OnePlus, performante e con prezzo accessibile, sono cresciuti. Insomma i cinesi hanno preferito comperare gli smartphone prodotti dalle loro aziende di punta forse anche per rivalsa ai dazi Usa. Apple però ha molte frecce al suo arco. Da tempo infatti ha spostato l'attenzione sui servizi e proprio l'App store, tra la vigilia di Natale e il 31 dicembre, ha registrato vendite record per 1,22 miliardi di dollari tra musica e streaming video.

«È un business che ha un impatto più stabile rispetto all' hardware» -ha detto Carolina Milanesi di Creative Strategies. La perdita in Borsa è comunque netta e, in Italia, anche uno dei suoi maggior fornitori di chip, Stm, ieri ha sofferto perdendo l'11%.

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