Arcelor migliora il piano Ilva E manda all'angolo Di Maio

Accettate le richieste dei commissari con misure più celeri sull'ambiente. Ma resta il nodo degli esuberi

Sofia Fraschini

A un passo dalla possibilità che la gara per l'Ilva venga annullata, Arcelor Mittal tende una mano a Taranto e mette, di fatto, all'angolo il ministro dello Sviluppo economico Luigi Di Maio. Il gigante dell'acciaio franco-indiano ha, infatti, annunciato in una nota di avere intenzione di migliorare la propria proposta, così come chiesto insistentemente dai sindacati negli ultimi mesi, informando i commissari straordinari dell'Ilva che «accetta tutte le richieste sostanziali di ulteriori impegni riguardo il contratto di affitto e acquisto firmato nel giugno 2017».

In sostanza, l'azienda di cui è vice presidente Matthieu Jehl, ha deciso di migliorare il piano ambientale e industriale sotto diversi aspetti: secondo fonti vicine al dossier, tra le condizioni ci sono una «accelerazione dei tempi di alcuni interventi ambientali, dal 2023 al 2020», e «interventi di green economy a Taranto» nonché la possibilità di «un'apertura sull'uso del gas in una fase successiva».

Si tratta della possibilità di sperimentare l'impiego parziale di un processo di produzione meno inquinante, basata sull'uso del cosiddetto preridotto di ferro con l'introduzione di forni elettrici, alimentati a gas e non a carbone. Un'apertura che arriva a pochi giorni dalla minaccia del governo di mandare a monte la gara che ha portato all'assegnazione del polo siderurgico di Taranto alla cordata AmInvestco, guidata da Arcelor Mittal (85%), sulla base di un parere dell'Anac: l'Autorità anticorruzione aveva infatti rilevato che «l'iter della vendita è stato caratterizzato da criticità». Un atto con cui Di Maio secondo molti non intenzionato realmente a mandare a casa il socio franco indiano ha voluto segnare lo spartiacque nella trattativa sull'Ilva con il governo precedente.

In nome delle «ragioni ambientali» fino a oggi il ministro dello Sviluppo Economico ha tenuto la trattativa in sospeso allungando il periodo di commissariamento fino al 15 settembre. Ora però, che queste stanno venendo meno, il ministro è con le spalle al muro e deve dare risposte a stretto giro sul futuro di Taranto, come chiesto ieri a gran voce anche dai sindacati. La novità, però, al momento è stata accolta tiepidamente da Di Maio, che da un lato si dice pronto ad «analizzarla» già in giornata, ma dall'altro comunica che «comunque si andrà avanti con gli accertamenti sulla regolarità della gara».

Intanto, il prossimo step riguarda il nodo occupazionale. Sempre ieri ArcelorMittal ha detto di voler mettere in atto il suo programma di turnaround nel più breve tempo possibile in modo da assicurare un futuro sostenibile per Ilva, i suoi lavoratori, i suoi fornitori, i suoi clienti industriali. Stando ad alcune indiscrezioni ci potrebbe essere anche l'apertura sulla salvaguardia integrale dei posti di lavoro chiesta dalle forze sindacali, al netto degli esodi incentivati, alla scadenza del piano nel 2023. «Prendiamo atto che in data odierna Arcelor Mittal ha informato i commissari di aver accettato tutte le richieste di ulteriori impegni sul piano ambientale di Ilva e migliorato le condizioni sui livelli occupazionali.

Diventa indispensabile a questo punto, prima del giudizio del governo, conoscere le proposte formulate da Mittal», ha commentato il segretario generale della Uilm, Rocco Palombella. «Vogliamo evitare ancora una volta di trovarci di fronte ad accordi bilaterali, come con il vecchio governo». In gioco ci sono 14mila posti di lavoro, oltre 20mila calcolando l'indotto.

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