Arcelor Mittal 3300 esuberi nel nuovo piano industriale

Lo ha annunciato ieri sera l'azienda. I sindacati: "Come sempre siamo gli ultimi a conoscere i contenuti dei piani industriali"

Arcelor Mittal 3300 esuberi nel nuovo piano industriale

"Si prevedono mobilitazioni in attesa di una nuova convocazione da parte del governo" fanno sapere a ilGiornale.it fonti sindacali dopo essere venuti a conoscenza delle novità del nuovo piano industriale (per gli anni 2020 - 2025) che il colosso siderurgico Arcelor Mittal (che gestisce lo stabilimento ex Ilva di Taranto) ha presentato ieri sera al Governo. Sono previsti 3300 esuberi già nel 2020. La notizia ha lasciato tutti senza parole perché l'accordo del 6 settembre 2018 prevedeva zero esuberi e otto milioni di tonnellate di produzione di acciaio nel 2023. Invece gli esuberi ci saranno e sono previsti, fino al 2023, sei milioni di tonnellate di produzione.

I nuovi esuberi si aggiungono al personale di Ilva in amministrazione straordinaria già in cassa integrazione per arrivare a un totale di circa 5mila esuberi in azienda. "Come sempre siamo gli ultimi a conoscere i contenuti dei piani industriali ma i primi a pagarne il conto" scrive in una nota la Fim Cisl. Arcelor Mittal, durante l'incontro con il ministro dell'economia, dello sviluppo economico e del lavoro avrebbe fatto presente che lo scenario, rispetto all'accordo di marzo scorso al tribunale di Milano (quando si chiuse il contenzioso tra Ilva in amministrazione straordinaria e Arcelor Mittal) è profondamente cambiato a causa del lockdown.

Per rimediare alle perdite Mittal ha chiesto anche un prestito di 600 milioni e un contributo Covid a fondo perduto di 200 milioni, oltre ad un miliardo relativo all'ingresso dello Stato nella società attraverso la ricapitalizzazione. Ha, inoltre, chiesto ulteriori somme del cosiddetto "patrimonio destinato" che ammonta a circa un miliardo ed è in dotazione ad Ilva in amministrazione straordinaria. Sarebbero le risorse tenute dai Riva, precedenti proprietari dello stabilimento siderurgico pugliese, all'estero e fatte rientrare in Italia con una transazione. Parliamo in tutto di circa di 2 miliardi di euro, come si legge su Agi, chiesti dal colosso franco-indiano.

"Esuberi, cassa integrazione e ritardi negli investimenti, complimenti a chi ha tolto lo scudo penale dalla scorsa estate e ha dato un ottimo alibi all'azienda per disimpegnarsi." ha scritto Marco Bentivogli, segretario generale della federazione italiana metalmeccanici, in una nota. Per la segretaria generale della Fiom-Cgil, Francesca Re David, invece, quella del Covid 19 è solo una scusa perché "sono evidenti le condizioni e le responsabilità precedenti alla pandemia, come anche l'indifferenza dell'azienda rispetto all'accordo sindacale sulla piena occupazione.".

Di esuberi, infatti, l'amministratore delegato di Arcelor Mittal Italia, Lucia Morselli, nel corso dell'incontro al Mise tra governo, sindacati e azienda, aveva già parlato i primi di dicembre quando la pandemia non era ancora scoppiata. Durante l'incontro a fine 2019 si parlava già del nuovo piano industriale in cui si sarebbero previsti 4.700 esuberi entro il 2023, di cui 2900 già nel 2020.

"È la solita, maledetta storia che viviamo da troppi anni" ha dichiarato il deputato tarantino del M5S, Giovanni Vianello. C'è chi poi, oltre alla tutela del lavoro, pensa anche alla salute dei lavoratori e dei tarantini.

Per la senatrice Barbara Lezzi, infatti "è corretto che lo Stato si riappropri della fabbrica, faccia gli interventi necessari usando i fondi europei che potranno essere a disposizione dell'Italia a patto, come ha affermato il commissario europeo per il clima, Timmermans, sia prevista la transizione ad idrogeno. Perché se è vero che si deve garantire il lavoro, è vero anche che si deve iniziare ad avere a cuore la salute dei tarantini".

Commenti
Disclaimer
I commenti saranno accettati:
  • dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
  • sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.
Accedi
ilGiornale.it Logo Ricarica