Argentina, l'Fmi licenzia il governatore

Lascia il capo della banca centrale, accusato di aver gestito male la crisi

Marcello Astorri

L'economia Argentina imbarca acqua. Il presidente, Mauricio Macri, è un marinaio che cerca di tappare le falle che con l'avanzare della crisi si aprono di volta in volta. L'ultima in ordine di tempo è rappresentata dalle dimissioni del governatore della banca centrale, Luis Caputo, che pure si era insediato solo tre mesi fa. A lui si deve il rialzo dei tassi d'interesse al 60% dell'inizio di settembre, misura adottata per frenare la crescita dei prezzi in seguito alla perdita di valore del peso argentino sul dollaro. Di «motivi personali» parla un comunicato della banca centrale per giustificare le dimissioni. Di fatto una mazzata alla valuta nazionale che ieri ha perso un altro 3% di valore, peraltro già eroso del 50% da inizio anno. Molto male se si pensa che l'Argentina ha circa il 70% del suo debito in valute estere, tra cui il dollaro.

Il governo sta cercando di anticipare al 2019 il prestito che aveva chiesto al Fondo monetario internazionale (Fmi). E l'ormai ex governatore Caputo era uno degli interlocutori. Il suo addio improvviso lascerebbe pensare ad attriti non sanabili con Christine Lagarde e soci. L'aumento dei tassi aggressivo ha reso più difficile accedere ai prestiti per i cittadini argentini. E lo scotto da pagare sono meno investimenti e un'economia che rischia, in base alle stime, di contrarsi del 2,4% nel 2018. Se prima bastavano 50 miliardi di dollari di prestito e le misure restrittive di Macri, ora serve altro. Non è così da escludere una nuova richiesta di aiuto all'Fmi fra i 3 e i 5 miliardi per dare respiro al Paese. L'uscita di scena di Caputo, poco gradito al Fondo per i troppi giri di vite dati alla politica monetaria, potrebbe facilitare l'esborso. Sensazioni rafforzate da un comunicato gelido del Fondo, «impaziente di continuare la sua relazione stretta e costruttiva con la banca centrale argentina sotto la sua nuova leadership», che sarà ricoperta da Guido Sandleris, economista che in passato ha collaborato proprio con l'Fmi.

I dati economici peggiorano: l'inflazione corre al 40%; la disoccupazione sale al 9,6%; il debito cresce al 59,3% del Pil. I sindacati scioperano per le misure di austerità. Presto il governo dovrà pensare a come affrontare l'aumento della povertà. E sullo sfondo c'è lo spettro di un ulteriore rialzo dei tassi (oggi la decisione) della Fed.

Sui rendimenti dei titoli di Stato argentini in dollari a scadenza decennale si è registrato un rialzo di 10 punti base. Sulla scadenza quinquennale il rialzo si è attestato intorno ai 5-6 punti base. Il marinaio Macri dovrà attrezzarsi per tappare altre falle nella barca.

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