Saranno una trentina le banche europee per le quali scatterebbe la proibizione di effettuare operazioni di trading per conseguire profitti «per proprio conto» senza alcun legame con l'attività dei clienti o l'attività di copertura dei rischi. Lo hanno indicato fonti Ue confermando quanto pubblicato ieri dal Financial Times sulla proposta che la Commissione europea dovrebbe presentare a metà gennaio o il 22. Le 30 banche sono quelle considerate «too big to fail», quindi per le italiane dovrebbe esserci solo Unicredit. Secondo fonti comunitarie la proposta che l'esecutivo Ue si appresta a discutere è ancora soggetta a qualche cambiamento, ma la sostanza di quanto emerso finora dovrebbe essere confermata.
Si tratta di una proposta per molti versi simile alla cosiddetta «Volcker rule» e non a caso la Commissione ha aspettato che si chiarisse la scelta americana sul finire dell'anno. Secondo quanto emerso saranno i supervisori bancari a decidere se certe attività di trading creano rischi sistemici per cui devono essere separate dal resto dell'attività bancaria: sarà l'Autorità bancaria europea (Eba) a fornire le indicazioni tecniche per tale valutazione.
L'eventuale separazione, che non sarà obbligatoria ma sarà decisa al termine di un percorso predeterminato, potrà riguardare l'attività di market making, di acquisto o vendita di derivati che sarebbero trasferite in un'entità separata con un patrimonio separato. In tal caso la banca potrà continuare a vendere derivati standardizzati per coprire il rischio a gruppi assicurativi, società non finanziarie, fondi pensione con una esposizione che avrà dei limiti stabiliti dalla Commissione Ue.
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