Mario Draghi accende i mercati, alla prima seduta dell'anno: il quantitative easing, l'acquisto di titoli di Stato da parte della Bce, è più vicino. Perchè il rischio di deflazione in Europa «non è escluso - ammette - ma è limitato». Le Borse europee reagiscono in ordine sparso, divise tra i dati deludenti sul comparto manifatturiero, con l'indice pmi dell'Eurozona sceso a dicembre a 50,6, e l'«effetto Draghi», benefico soprattutto per i listini dei Paesi periferici: Atene (+1,22%, nonostante le incertezze politiche), Madrid (+0,57%) e Milano, dove l'indice Ftse Mib ha chiuso in aumento dello 0,62%. Lo spread Btp-Bund scende ancora e chiude a 124 punti base con il rendimento dei decennali italiani che aggiorna i minimi storici dall'introduzione dell'euro, attestandosi all'1,73 per cento: 99 punti è invece il differenziale tra titoli tedeschi e spagnoli, che ora rendono l'1,48 per cento. Chiusura in rosso, invece, per Francoforte (-0,42%), Parigi (-0,45%) e Londra (-0,32%). E l'euro accusa il colpo: la moneta europea è scesa sul dollaro fino a 1,2025, che rappresenta il livello più basso dal giugno 2010.
In un'intervista al quotidiano economico tedesco «Handelsblatt», il presidente della Bce guarda alla difficile situazione dell'Eurozona: il rischio che l'Eurotower non possa adempiere «al suo mandato di assicurare la stabilità dei prezzi oggi è più alto di sei mesi fa». Quindi, le parole chiave, quelle che hanno trovato immediato riscontro sulle piazze europee: la Bce si sta «preparando a livello tecnico per modificare all'inizio del 2015 l'ampiezza, il ritmo e le caratteristiche dei mezzi a cui ricorrere qualora fosse necessario per rispondere ad un periodo di bassa inflazione eccessivamente prolungato».
Operazioni che, secondo alcuni, potrebbero essere annunciate ufficialmente nella riunione che l'Eurotower ha in calendario per il prossimo 22 gennaio: i mercati aspettano con impazienza di sapere se l'intervento della Banca sarà massiccio o oppure limitato a quei 500 miliardi di euro stimati dall'economista Nouriel Roubini nel suo pessimistico report di Capodanno.
Tuttavia, alla precisa domanda su quanti titoli governativi la Bce ha intenzione di acquistare, ieri Draghi si è limitato a rispondere che è una cosa «difficile da dire». Mentre si dice «prudentemente ottimista» sull'andamento dell'economia nel 2015. «Io penso che la combinazione della nostra politica monetaria e delle riforme da parte degli stati membri ripristinerà la fiducia perduta», spiega, mostrandosi fiducioso che l'economia della zona euro il prossimo anno possa tornare a crescere.
Una prima verifica la si avrà comunque la settimana prossima, mercoledì quando uscirà la stima flash sull'inflazione: molti analisti si aspettano che l'indice dei prezzi al consumo scenderà in territorio negativo nel mese di dicembre per la prima volta dal giugno 2009, con un dato pari a -0,1%. Questo principalmente a causa del forte calo dell'inflazione dei prezzi dell'energia determinato dal significativo calo dei prezzi del petrolio in euro sul mese.
E proprio la debolezza dei Paesi produttori di petrolio e il «letargo» dell'area euro mettono alla prova l'economia americana, che pure entra nel 2015 come la più in forma fra i Paesi industrializzati.
Ieri Wall Street ha aperto col segno più, ma l'umore degli investitori è peggiorato (a metà seduta il Dow Jones cede lo 0,18% e il Nasdaq perde lo 0,58%) dopo una serie di dati macroeconomici deludenti: l'Ism manifatturiero di dicembre è sceso in Usa più delle stime mentre le spese per le costruzioni a novembre sono inaspettatamente calate.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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