Per i mercati finanziari sono in arrivo mesi caldi. Due le quotazioni di Case automobilisiche ai nastri di partenza: la prima, quella di Aston Martin, è stata annunciata e riguarderà la Borsa di Londra; la seconda, ancora in divenire, ha come soggetto Volvo Cars, società controllata dal colosso cinese Geely. I dettagli dello sbarco sul listino di Aston Martin, il cui principale azionista singolo è il fondo Investindustrial di Andrea Bonomi, con il 37,5%, saranno illustrati il prossimo 20 settembre. La Casa britannica, resa famosa dai bolidi guidati dall'agente 007, potrebbe essere valutata, secondo gli analisti, fino a oltre 5 miliardi. La notizia ha dato uno scossone al titolo Ferrari (+4,22% a 114,8 euro, ieri a Milano) che però ha anche beneficiato della promozione a buy da parte di Hsbc insieme al ritocco verso l'alto del prezzo obiettivo: da 114 a 133 euro.
«L'ormai certa futura quotazione di Aston Martin - spiega Roberto Russo, ad di Assiteca Sim - rappresenta un tassello importante per effettuare un confronto borsistico tra la società inglese e Ferrari. Pur non avendo ancora a disposizione i dati del debito industriale netto di Aston Martin, va rilevato che nel 2017 la Casa ha fatturato circa un miliardo con 5.100 auto vendute, conseguendo un ricavo medio per singola unità pari a 181mila euro (il 92% dei ricavi è ascrivibile alla vendita delle auto). Il Cavallino rampante, nello stesso periodo, ha conseguito un fatturato di circa 3,4 miliardi per 8.400 auto consegnate. Intorno a 292mila euro il ricavo medio unitario (per Ferrari l'auto realizza il 72% circa del totale dei ricavi)».
«L'utile netto nel 2017 di Maranello - aggiunge Russo - è stato pari a 531 milioni rispetto agli 80 milioni di Aston Martin. Poiché si prevede un valore di quotazione intorno a 5,5 miliardi, circa 3,7 volte l'attuale capitalizzazione di Ferrari, tale valutazione, se confermata, determinerebbe probabilmente una revisione al rialzo del corrispettivo valore borsistico del Cavallino che, con una redditività (utile operativo/fatturato) del 30,2% contro il 26,3% di Aston Martin e un utile netto di ben 6 volte superiore, rispetto alla Casa inglese, risulterebbe, dunque, sottovalutata».
Ecco spiegato l'altro motivo, giudizi di Hsbc a parte, che hanno favorito le azioni Race in Piazza Affari, le stesse che il 15 giugno scorso, più di mese prima della scomparsa del presidente e ad Sergio Marchionne, avevano raggiunto quota 127,65 euro.
Per Ferrari, inoltre, si avvicina la data del 18 settembre quando, a Maranello, il presidente John Elkann e l'ad Louis Casey Camilleri presenteranno al mercato il piano di sviluppo al 2022, togliendo così ogni riserbo sulle strategie di elettrificazione della nuova gamma e sul Fuv (Ferrari utility vehicle), il crossover del Cavallino, messo in pista dall'ex numero uno Marchionne. La sera prima sarà invece presentata, ad analisti e giornalisti, una vettura definita «speciale».
L'Investor day di Maranello avrà luogo solo due giorni prima la rivelazione del piano di quotazione di Aston Martin. La tedesca Daimler, che detiene il 4,9% delle azioni della società, dovrebbe rimanere azionista. Non è invece ancora chiaro quanto si diluirà l'italiano Bonomi. Altro azionista è il Kuwait. Questo ingresso sul mercato sarebbe il più significativo del settore automobilistico dopo quello di Ferrari, alla Borsa di Milano, il 4 gennaio 2016.
Aston Martin, dopo qualche sofferenza a inizio 2010, da qualche anno ha migliorato i propri risultati. Dal 2014 a guidare la Casa inglese è Andy Palmer, ex braccio destro di Carlos Ghosn in Nissan. Anche il marchio caro a James Bond intende lanciare presto un crossover al top.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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