Yannis Varoufakis è volato a Washington, nel giorno di Pasqua, per rassicurare vis-à-vis la padrona di casa del Fondo monetario internazionale, Christine Lagarde. «Il governo greco ha sempre assolto ai suoi obblighi e continuerà a farlo», ha garantito il ministro delle Finanze, con chiaro riferimento al prestito da 450 milioni di euro erogato dal Fmi che scadrà giovedì prossimo. Nei giorni scorsi, anche in seguito all'allarme «sulle casse vuote» lanciato dal ministro degli Interni, si era temuto che il 9 aprile Atene potesse scivolare nell'insolvenza, pur potendo comunque beneficiare di un periodo di grazia di sei settimane prima del default conclamato.
Varoufakis ha parlato di impegni che saranno onorati, senza però precisare in che modo. Domani è prevista un'asta di Sirtaki-bond per 875 milioni, ma è improbabile che l'esecutivo faccia affidamento sul successo - peraltro tutto da verificare - del collocamento per pagare la rata al Fondo. La deadline è così vicina che presto sapremo se il vulcanico titolare delle Finanze elleniche ha detto la verità. Per ora, la Lagarde ha apprezzato «la conferma del rimborso» e ribadito che «il Fondo resta impegnato a lavorare con le autorità per aiutare la Grecia a tornare sulla strada della crescita sostenibile».
Gli sforzi di Varoufakis restano soprattutto concentrati sulla ricerca di un'intesa con l'Eurogruppo. «Vogliamo raggiungere un accordo preliminare nella riunione del 24 aprile», ha ipotizzato. Più che un obiettivo, la speranza di trovare un punto di incontro capace di saldare le esigenze greche («Non condanneremo il Paese, come hanno fatto governi precedenti, a una duratura asfissia») con quelle dei creditori. Che, in cambio degli aiuti da 7,2 miliardi, pretendono riforme sostanziali. Al quotidiano Naftemporiki, il ministro ha elencato i cinque punti che dovrebbero permettere una soluzione di compromesso. Il primo punto è fissare livelli «logici» di avanzo primario, intorno a 1,5%; secondo: ristrutturazione del debito, senza necessariamente un haircut, che leghi i rimborsi al Pil nominale; terzo: pacchetto di investimenti di Bei e Fondo europeo degli investimenti disegnato per la Grecia; quarto: bad bank per le sofferenze bancarie; quinto: riforme strutturali. Al di là dell'eccessiva schematizzazione, l'ultimo punto resta quello più spinoso. I piani presentati sono stati finora respinti perchè giudicati poco credibili. In particolare, l'ex Troika (oggi gli ispettori di Ue, Bce e Fmi torneranno ad Atene, nel primo giorno di visita a Mosca del primo ministro greco, Alexis Tsipras) pretende che la Grecia metta mano al sistema pensionistico e al mercato del lavoro e chiede inoltre un inasprimento dell'Iva sul settore turistico.
Il Financial Times, del resto, descrive un'Ue sempre più frustrata dal comportamento della Grecia.
Al punto da indurre alcuni ministri finanziari a suggerire a Tsipras di formare una nuova coalizione di governo, da cui sarebbero estromessi i rappresentanti della sinistra più radicale per fare posto al tradizionale partito di centro-sinistra Pasok e a quello nuovo To Potami. Solo con un esecutivo più disposto a ragionare sulle riforme necessarie a mantenere la Grecia nell'eurozona - è la loro tesi - sarebbe possibile trovare un accordo.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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