Economia

Aumento delle aliquote, a rischio le pensioni del futuro

Secondo l'Assofondipensione l'aumento della tassazione disincentiva i giovani a investire sui fondi pensione privati, mettendo a rischio il loro futuro

Aumento delle aliquote, a rischio le pensioni del futuro

La Legge di stabilità ha aumentato la tassazione sui fondi pensione dal 11 per cento al 20. Una decisione che spingerà una generazione di italiani a privilegiare i consumi e gli investimenti di breve termine scoraggiandoli dall'investire nelle pensioni integrative che affiancheranno la pensione statale. Nel passaggio dal welfare state al mix state è fondamentale che i dipendenti capiscano l'importanza di costruirsi un fondo pensione.

Le casse dello Stato non potranno sostenere ancora a lungo il peso delle pensioni; è calcolato che le pensioni della genrazione dopo i baby boomers varranno la metà di quelle di chi lascia oggi il lavoro. Eppure la nuova norma privilegia un misura di breve termine come l'anticipo del Tfr in busta paga minando il sistema pensionistico pubblico. Con l'aumento dell'aliquota ora disincentiva anche l'investimento su un sistema privato.

Come spiega il Corriere della Sera, diseducare i giovani lavoratori su questo tema avrà effetti devastanti sia sul breve periodo che sul lungo periodo. I fondi pensione privati, secondo precedenti normative, garantiscono agli iscritti un prelievo fino al 75 per cento della loro posizione complessiva per gravi motivi di salute e familiari. Dopo otto anni dall'iscrizione si potrà prelevare fino al 75 per cento per l'acquisto e la ristrutturazione di un'abitazione per sé o i propri figli. Inoltre in caso di disoccupazione fino a 48 mesi si potrà richiedere un anticipo del 50 per cento che diventa il totale della cifra già versata se si superano i quattro anni.

Tutti vantaggi che in un periodo di crisi come quello che sta attraversando il Paese avrebbe garantito maggiore serenità a milioni di lavoratori. Ma una politica miope preferisce ignorare la necessità di informare i giovani sulla loro posizione previdenziale, spingendoli al consumo immediato anzichè a investire sul futuro.

Come spiega Michele Tronconi di Assofondipensione "il nodo vero riguarda la tenuta complessiva del sistema pubblico e la sua capacità di rispondere alle esigenze di chi esce dal mondo produttivo.

O si dice esplicitamente che non ci saranno problemi in prospettiva oppure si spiega che dopo 20 anni di dibattiti per spingere i giovani ad essere previdenti, adesso invece li si punisce".

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