Con ancora l'eco delle proteste del primo maggio nella piazza principale di Atene, il governo greco e la Troika hanno firmato ieri un'intesa preliminare che dovrebbe permettere lo sblocco della terza tranche di aiuti. In cambio, nuove misure destinate a portare risparmi pari al 2% del Pil. Altra austerità insomma, anche se questa volta ad assetto variabile. La Grecia ha infatti accettato di dare un taglio di circa il 9% alle pensioni a partire dal 2019 e di contenere le detrazioni fiscali dal 2020 in modo di ridurre la spesa pubblica di 3,6 miliardi di euro. Inoltre, il mercato dell'energia dovrà essere aperto alla competizione. La novità, però, è che se Atene dovesse in qualche modo sovraperformare rispetto a questi obiettivi avrà facoltà di intervenire per attenuare l'impatto della manovra, in particolare per salvaguardare le fasce sociali più deboli. Il premier Alexis Tsipras ha ottenuto il ripristino della contrattazione collettiva dal settembre dell'anno prossimo e lo stanziamento di fondi per il sostegno ai bambini, per gli affitti alle classi più disagiate e cure gratis per le famiglie con redditi più bassi.
«I nuovi sforzi concordati dalle autorità elleniche - ha spiegato il commissario agli Affari economici e finanziari Pierre Moscovici - aprono la strada per una rapida conclusione della seconda verifica del programma e la rapida attuazione degli impegni permetteranno all'Eurogruppo di sottoscrivere l'intesa alla prossima riunione». La Borsa di Atene ha festeggiato con un rotondo +3%, anche perché l'agreement dovrebbe consentire ai greci di beneficiare degli acquisti di titoli da parte della Bce nell'ambito del quantitative easing. Ma basterà quanto messo ieri nero su bianco per ottenere, a metà mese, il placet del Parlamento ellenico dove il leader di Syriza conta ormai su una maggioranza risicatissima? Con un margine di appena tre voti, il rischio di andare sotto è piuttosto alto. Se ciò accadesse, salterebbe il vertice dei ministri finanziari dell'eurozona già convocato per il 22 maggio e i negoziati tornerebbe in alto mare. Un guaio, visto le scadenze incombenti: la prima è in luglio, quando il Paese mediterraneo dovrà rimborsare 7,5 miliardi di titoli.
A favore di Tsipras gioca il fatto che, secondo quanto concordato, le misure non saranno messe in pratica senza impegni chiari sull'alleggerimento del debito nel medio e lungo termine. È il nodo che i negoziatori si trascinano da troppo tempo senza mai essere riusciti a scioglierlo.
Nel comunicato con cui si dà notizia dell'intesa figurano la Commissione europea, l'Esm, la Bce e anche il Fondo monetario internazionale, che però non ha ancora deciso se aderire. La partecipazione è infatti subordinata proprio a un accordo sulla sostenibilità del debito. E un altro punto cruciale ancora da chiarire riguarda l'avanzo primario, che i creditori vorrebbero fissare al 3,5% del Pil.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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