Auto, Italia palla al piede dell'Europa

È l'Italia, sempre e ancora l'Italia, la pietra al collo del mercato automobilistico europeo. Vendite ancora giù il mese scorso (-4,6%) e il nostro Paese, come evidenzia l'Anfia (l'associazione della filiera automotive), si aggiudica di nuovo il secondo peggior risultato (-12,4% in ottobre e -19,7% da gennaio) dopo la Spagna.
«In assenza di interventi capaci di ridurre la pressione fiscale sulle famiglie e, di conseguenza, stimolare i consumi, l'Italia non può che appesantire i risultati europei; e la stessa Europa mantiene un trend negativo, in attesa che gli annunciati provvedimenti a sostegno dell'innovazione e dell'industria (quelli approntati dal vicepresidente dell'Ue, Antonio Tajani, ndr) trovino realmente esecuzione», commenta Romano Valente, direttore generale dell'Unrae (l'unione dei costruttori esteri).
Intanto il calo delle vendite in Europa rischia di contagiare l'intero mercato mondiale. A lanciare l'allarme è Gian Primo Quagliano, presidente del Centro studi Promotor Gl events, il quale rileva un rallentamento delle immatricolazioni a livello generale, nonostante restino sempre positive.
Lo scenario di grave crisi trova il governo italiano insensibile e non si intravedono novità. Tra i ministri l'unico a uscire allo scoperto è Corrado Clini (Ambiente) che, in un'intervista ad automoto.it, spiega che «il governo sta cercando di capire come orientare e favorire la trasformazione dell'offerta da parte dei costruttori». «Pensiamo - aggiunge ad automoto.it - che la via per uscire dalla crisi sia quella di istituire incentivi normativi prima che fiscali. Una strategia che è perfettamente in linea con quanto chiede l'Ue, che sa benissimo che il futuro dell'auto non sarà fatto da più automobili, ma da automobili diverse. Sono comunque dell'opinione che dovremmo applicare una forma di fiscalità commisurata al quantitativo di emissioni prodotte dai veicoli, in modo tale che paghi di più chi inquina di più. Anche questo provvedimento sarebbe una leva molto forte per spingere il mercato a realizzare prodotti nuovi».
Alcuni Paesi hanno già raccolto l'Sos, come la Spagna (-21,7% il mese scorso) attraverso la rottamazione incentivata del «Plan Pive»: 75 milioni di dotazione a partire dal 16 ottobre per otto giorni lavorativi nel mese, o la Francia (-7,8%), dove il premier Jean-Marc Ayrault ha annunciato l'introduzione di 35 misure per sostenere l'economia, tra cui un credito d'imposta di 20 miliardi per la competitività e l'occupazione.
In Germania (+0,5%) c'è preoccupazione nonostante il varo di benefici fiscali, dal 2013, a favore della mobilità elettrica. Gli ultimi due mesi dell'anno tenderanno, infatti, a confermare la flessione in corso e il 2012 dovrebbe segnare un -2%.
Corre, invece, il Regno Unito (+12,1%) grazie alla crescita dell'occupazione e alla bassa inflazione.

Ed è proprio al «risultato negativo italiano, che il gruppo Fiat attribuisce la maggiore responsabilità del suo calo nelle vendite europee (-5,8%). Eppure, sottolinea il Lingotto, la quota del 6,5% segnata a ottobre è comunque «in crescita dello 0,6% rispetto a settembre ed è in tenuta rispetto al 6,6% di un anno fa».

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