Economia

Autunno caldo per Enel in Sudamerica

Nei radar dell'ad Starace c'è anche la privatizzazione della brasiliana Eletrobras

Autunno caldo per Enel in Sudamerica

Autunno caldo, e all'insegna dello shopping, per Enel in America Latina. Per la società elettrica italiana entra nel vivo la seconda fase della riorganizzazione delle controllate cilene, con il riacquisto delle minorities. E continuerà la crescita del gruppo nell'area con, all'orizzonte, una possibile nuova opportunità con la privatizzazione di Eletrobras, la società elettrica dello Stato brasiliano.

Il governo carioca vuole infatti vendere la compagnia riducendo la propria partecipazione nel capitale per tentare di riassorbire un deficit pubblico astronomico. Secondo la stampa brasiliana, il governo spera di ottenere 20 miliardi di reais (circa 5,35 miliardi di euro) emettendo nuove azioni ordinarie e mantenendo la golden share. Attualmente lo Stato detiene il 40,98% del capitale di Eletrobras e il 51% dei diritti di voto. Si tratta dunque di un grosso affare anche perché si parla della più grande azienda energetica dell'America latina, la decima al mondo - che, tuttavia, al momento rimane poco definito e nel novero delle eventuali opportunità da cogliere per il gruppo guidato da Francesco Starace. Non è infatti ancora decisa la modalità di vendita, al momento si sa solamente che lo Stato andrà sul mercato, risparmiando la centrale idroelettrica di Itaipu e gli asset nucleari.

Così, considerando che la società italiana, nell'ultima conferenza telefonica cui risultati, ha escluso operazioni di taglia rilevante nel breve termine, l'asse Roma-Rio de Janeiro si aprirebbe solo se si procedesse per una vendita frazionata. «In questo caso - commenta un analista - Enel avrebbe interesse per asset di distribuzione o riguardanti il mondo delle rinnovabili». Questo infatti permetterebbe al gruppo italiano di crescere ulteriormente nel Paese dove, un anno fa, si è assicurata Celg, societá di distribuzione dell'energia elettrica dello Stato del Goiás. Una mossa che le ha permesso di portare la propria base clienti nel Paese da 7 a 10 milioni.

D'altra parte, va ricordato la centralità del Brasile per Enel che, nel piano strategico 2017-2019, ha previsto 3,2 miliardi di investimenti ed è presente con una capacità installata totale green di 1829 Mw. Proprio ieri, inoltre, Enel ha avviato la produzione del parco eolico Delfina nello Stato di Bahia: sito da 140 Mw per un investimento di 400 milioni di dollari, numeri alla mano, il più grande parco eolico di Enel in Brasile.

In parallelo, in autunno, entrerà nel vivo la riorganizzazione in Cile. Un nuovo atto di un ampio riassetto che ha riguardato anche i business in Argentina, Colombia, Perù e Brasile che non sono più controllati da Endesa, ma sono passati direttamente sotto il cappello di Enel, che di Endesa è la controllante. Permettendo, ad esempio, che i dividendi arrivino direttamente alla capogruppo.

Ora, il nuovo passo in Cile prevede due fasi: l'integrazione in Enel Chile degli asset rinnovabili cileni posseduti da Enel Green Power Latin America (1,2 GW di capacità di cui 0,6GW nel wind, 0,5GW nel solare, 0,1GW nell'hydro) e il lancio di un'Opas sulla totalità delle azioni Enel Generaciòn Chile detenute dai soci di minoranza, a patto di ottenere almeno il 75% del capitale sociale, dall'attuale 60 per cento.

Un'operazione promossa dagli analisti che «porterà valore semplificando la struttura azionaria di Enel apportando sinergie a livello di ricavi e costi».

E che, inoltre, non andrà ad appesantire la voce debito.

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